Lettere al direttore

Bragaglio: “Su Capra (A2A) una sentenza di verità”

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    La sentenza del Tribunale di Brescia sulla rimozione dell’ing. Renzo Capra da A2A è di grande chiarezza e le motivazioni rappresentano il rovesciamento dei giudizi e delle procedure seguiti – per non dire imposti – dalle due giunte di Brescia e di Milano e dai loro sindaci, Paroli e Moratti. Lo spoil system brutalmente praticato non rispondeva ad alcuna valutazione critica di merito su scelte amministrative o su capacità professionali degli amministratori rimossi. La sola logica è stata quella della lottizzazione e della occupazione politica del vertice di A2A. Nient’altro. Il richiamo civilistico alla “giusta causa” s’è dimostrato quindi del tutto inconsistente, privo di motivazioni e quindi illegittimo. Come peraltro sostenuto dall’opposizione in Consiglio Comunale. Alcuni commenti si soffermano sull’entità della cifra o su questioni che attengono alle modalità con le quali s’è fatta la fusione. Temi di rilievo, ma che non riguardano il cuore del problema posto dalla sentenza. Infatti, qualunque sia la valutazione sulla fusione ASM-AEM, il punto rilevante è l’illegittimità delle gravi decisioni “politiche” assunte da Paroli contro gli Amministratori, in particolare contro un amministratore pubblico di valore come l’ing. Capra. Se l’ASM fosse rimasta ASM, e non A2A, Paroli avrebbe fatto la stessa cosa. Avrebbe rimosso con un colpo di mano i vertici amministrativi di ASM, perché l’obbiettivo era l’occupazione politica del vertice dell’azienda. A completamento, ritengo, d’un percorso che da tempo aveva previsto alla presidenza l’avv. Tarantini, fino ad allora presidente della CdO, e “grande elettore” di Paroli.
    Il danno pesante, di carattere anche economico, che ha procurato questa scelta di azzeramento dei vertici ad A2A e alla città, così come sancita dalla sentenza, è sotto gli occhi di tutti. Di ciò sono chiamati a rispondere, oltre che A2A, anche coloro che quelle decisioni hanno sostenuto. Giunta e Consiglio inclusi. Si tratta di capire meglio, ma è del tutto evidente che ci troviamo di fronte a pesanti danni erariali, oltre che amministrativi, destinati ad ampliarsi con riferimento anche a possibili iniziative di altri amministratori rimossi.
    Personalmente penso che questa decisione del Tribunale renda finalmente giustizia, seppure tardivamente ed indirettamente, anche al mio ricorso al TAR (promosso con il patrocinio dell’avv. Vittorio Angiolini), contro la decisione di Paroli per la rimozione dei vertici di A2A. Il Tar di allora, a mio giudizio del tutto inopinatamente, se la cavò – nel bel mezzo del contrasto ed in vista della Assemblea decisiva di A2A – stabilendo la propria “incompetenza” a giudicare e diede così di fatto via libera ad una operazione gravissima per A2A, che nel merito oggi viene rovesciata da questa sentenza. E’ sorprendente come il TAR abbia potuto equiparare il Sindaco ad un qualunque azionista privato (come se le azioni del Comune fossero di sua proprietà), pur di ritenersi “incompetente” e non coinvolgere Giunta e Consiglio comunale, sulle cui decisioni era stato chiamato a pronunciarsi. Rimane un mistero irrisolto, anche se a mio giudizio del tutto comprensibile. In ogni caso oggi si fa giustizia stabilendo limiti precisi alla politica di occupazione delle aziende compartecipate da enti pubblici. Allora il TAR preferì non pronunciarsi. Quella di Paroli, quindi, è stata una decisione, oltre che illegittima, assunta senza alcuna deliberazione, né di Giunta, né di Consiglio, e oltretutto in presenza anche d’una illegittima modifica anche dei patti sociali. Questa la semplice verità dei fatti che oggi la sentenza ristabilisce nel rispetto pieno della legge. Giudici che hanno il coraggio di giudicare e di pronunciarsi contro i colpi di mano della peggior politica.

    Claudio Bragaglio, consigliere comunale Pd

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