Imu, scuole cattoliche a rischio sopravvivenza

Si perderebbero migliaia di posti di lavoro. Secondo Luigi Morgano, presidente Federazione Italiana delle Materne, se aumentano le rette, si va verso il collasso.

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(red.) Scuole cattoliche in rivolta contro l’Imu: la nuova imposta, infatti, metterebbe a rischio i bilanci di attività spesso già in passivo.
In ballo, i posti di lavoro di 200mila insegnanti in tutta Italia.  In campo scende anche il bresciano Luigi Morgano, segretario nazionale della Federazione Italiana delle Scuole Materne, e direttore della sede dell’Università Cattolica di Brescia. Ai microfoni di Radio 24 ha spiegato le sue ragioni. “C’è un problema oggettivo: perché l’Imu viene introdotta così? Perché a livello europeo, si considera l’attività scolastica come attività commerciale. Se le cose stanno così, allora  tutti devono essere messe alla pari: invece, le scuole statali non pagano l’Imu”.
Molte realtà scolastiche sono ospitate in edifici  di proprietà della Chiesa, dati in comodato gratuito. “Perché una realtà che dà in comodato gratuito un edificio per un’attività no profit, senza corrispettivo, deve pagare l’Imu, pur non disponendo dell’edificio per scopi lucrativi?”.
A chi sostiene che l’Imu possa essere pagato con i proventi dell’8 per mille, Morgano risponde che i fondi non riuscirebbero comunque a coprire il necessario. “Cosa succederà? Aumenteranno le rette, già alte visto il taglio di contributi da Stato, Regioni e Comuni. La nostra utenza, però, è popolare: la situazione così collassa. Allora, mi chiedo: è più democratico e progressista”, ha concluso, “uno Stato che consente a tutti di scegliere dove studiare o uno Stato che non fa sopravvivere le paritarie?”

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