Finanziamenti illeciti a Nicoli e al Pdl, 34 indagati

Tra i nomi raggiunti da un avviso di garanzia imprenditori, costruttori e immobiliaristi bresciani che avrebbero versato all'ex assessore oltre 660mila euro "in nero".

(red.) Sono 34 gli avvisi di garanzia e un provvedimento di chiusura indagini scaturiti dall’inchiesta che portò in carcere per tangenti, il 30 novembre dello scorso anno, l’ex vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani.
Lunedì 19 novembre, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, i carabinieri di Brescia, su disposizione dei pubblici ministeri Silvia Bonardi e Carla Canaia, hanno notificato i provvedimenti ad una trentina di imprenditori cui viene contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti.
E il partito in questione è quello in cui militava l’ex assessore ed ex vicepresidente bresciano, il Pdl.
Gli inquirenti hanno disposto una massiccia serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali sulla base delle quali sarebbe risultato il coinvolgimento di decine di persone che avrebbero versato al politico bresciano, dall’aprile 2009 al gennaio del 2011, contributi per oltre 700 mila euro, buona parte dei quali mai registrati nelle casse del Popolo della Libertà.
A Franco Nicoli Cristiani viene contestata l’accusa di falso ideologico in atto pubblico per aver attestato davanti al Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’appello di Milano di aver ricevuto contributi per 67 mila euro, mentre le indagini avrebbero appurato che la somma sia quantificabile in 663 mila euro.
Come sarebbe stata raggranellata questa cifra? Attraverso il “Comitato per Franco Nicoli Cristiani” e “l’Associazione amici del Pdl”. Accusata di riciclaggio la tesoriera dell’Associazione, Graziella Filippini, ex segretaria di Nicoli Cristiani.
Nei guia è finito anche  l’onorevole Giuseppe Romele, vicepresidente della Provincia di Brescia e deputato Pdl che, sentito come teste, non avrebbe riconosciuto come proprie le firme apposte in calce a nove ricevute nelle quali si attestava il versamento di circa 49 mila euro a Forza Italia da parte, appunto, degli “Amici del Pdl”.
Tra i 31 imprenditori e manager finiti nel registro degli indagati, come riferisce il quotidiano di via Solferino, ci sono Giuseppe Pasini, imprenditore siderurgico della Feralpi che avrebbe versato proprio  “Amici del Pdl” 20 mila euro, ma anche Ettore Lonati, presidente di Santoni spa e Lonati spa (15 mila euro al Comitato Nicoli e una cifra analoga agli “Amici del Pdl”, nel 2010). Altro nome è quello di Riccardo Odolini, imprenditore della Italmark che avrebbe versato 10mila euro e Giacinto Musicco, immobiliarista (25 mila euro)
E ancora: Bruno Dossi, presidente di “Isola Verde spa” di Montichiari (50 mila euro), Stefano Vezzola della “Cave di Ghedi srl” (20 mila euro), Daniela Grandi, vedova dell’imprenditore Marcello Gabana, presidente Gedit, (10 mila euro).
Tra i “contribuenti” di Nicoli Cristiania anche la Bennet (20 mila euro) e pure il procuratore speciale del Consorzio Stabile Sardegna, Giovanni Pietro Vargiu. Il consorzio venne incarico per la realizzazione della centrale fotovoltaica a Paitone, finita poi, come ricorda il Corriere, in un’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il presidente della Comunità della Valsabbia, Ermano Pasini, dimessosi dall’incarico di assessore alla Caccia in Broletto dopo pochi giorni dalla nomina per una vicenda di presunti “rimborsi gonfiati” (le accuse erano di peculato e truffa), poi archiviata.

 

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