Pirellone, Pdl e Lega alla resa dei conti

Il direttivo lombardo del Popolo della Libertà punta ad un Consiglio di "tecnici" che traghetti la Giunta alle elezioni anticipate. Ma resta l'incognita Carroccio.

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    (red.) Tempo di verifiche, di aggiustamenti e di decisioni nel Pdl lombardo, dopo lo scoppio del “caso Zambetti”, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, facendo salire a 13 il numero degli assessori/ consiglieri regionali indagati.
    Una bufera che ha investito la Giunta del governatore Roberto Formigoni, che, deciso a mantenere fede al mandato in scadenza nel 2015, ma che ora deve fare i conti con i mal di pancia della Lega e anche dello stesso Popolo della Libertà. E se l’obiettivo resta quello di traghettare il Pirellone alle nuove elezioni, oramai inevitabili, il Celeste punta anche ad evitare un commissariamento, ipotesi non remota visto che la Lega sta puntando i piedi per lasciare la barca oramai alla deriva.
    In extremis, il Pdl deve cercare di mantenere l’alleanza con il Carroccio, ma la battaglia appare molto dura, anche a seguito delle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, attuale segretario del partito che, in riferimento alla Regione Veneto (guidata dal “verde” Luca Zaia), ha affermato che “la mia regola è che in Lombardia decidono i lombardi e in Veneto decidono i veneti. Mi aspetto che ciò che avviene in Veneto sia la prosecuzione di un’esperienza di governo positiva e di successo”. Per Maroni, il “modello veneto”, definito “vincente” (a governare Verona c’è un sindaco leghista, Tosi, ndr.) “sarà riproducibile anche fuori Verona lo vedremo e valuteranno loro se sarà possibile ripeterlo anche a Vicenza e a Treviso, così come a Brescia e a Sondrio, dove si voterà in primavera”.
    E se il leader della Lega guarda già avanti e alle amministrative, il Pdl lombardo, nel vertice riunitosi lunedì a Milano, ha fatto il punto della situazione e ribadito alcune priorità di azione. Alla riunione hanno preso parte anche le bresciane Maria Stella Gelmini e  la coordinatrice lombarda Viviana Beccalossi che hanno ribadito la necessità di una Giunta lombarda costituita da tecnici che approvi la legge elettorale ed il bilancio. Successivamente verrà sciolta e si andrà al voto politico.
    Una possibile data per le elezioni anticipate in regione potrebbe essere quella del 20 gennaio. In ogni caso, come arrivare al nuovo “governo regionale tecnico” e quindi al voto? Scartata l’ipotesi di dimissioni di Formigoni, gli esponenti del Pdl hanno suggerito quella di dimissioni dei consiglieri azzurri. E così è stato fatto. Perché il Consiglio venga sciolto servono le dimissioni contemporanee del 50% più uno dei consiglieri, ovvero 41. Servono però anche “le teste” dei consiglieri Pd, che sono 28). Resta da vedere se la proposta verrà accolta anche dall’opposizione. Intanto, sempre lunedì, il governatore Formigoni ha chiesto di procedere con la riforma elettorale, annunciando che “nessun consigliere prenderà il vitalizio”.

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