Via Brocchi, iniziato lo stoccaggio amianto

La Regione ha dato l'ok allo stoccaggio, iniziato venerdì 28 settembre. Il Codisa: "Volontà popolare calpestata, sindaco e consiglieri non hanno difeso i cittadini".

(red.) Sono iniziati i lavori di conferimento dell’amianto nel sito di via Brocchi a San Polo (Brescia). “In data odierna”, si legge in una nota del Codisa (Comitato difesa salute e ambiente di S. Polo), “la società Profacta Spa (proprietaria della discarica, ndr.) ha iniziato il conferimento dell’amianto in via Brocchi. E’ iniziato l’ultimo atto dell’assurda decisione di voler sotterrare  l’amianto in questa zona dove dovrebbe nascere il parco delle cave, distruggendo definitivamente il lembo di terreno interessato”.
“Questa vicenda”, continua il Comitato, “sembra andare verso la triste conclusione che vede il profitto di qualcuno contro l’interesse di tutti e delle future generazioni, contro il concetto di bene comune. Con l’alibi del finto interesse collettivo per lo smaltimento dell’amianto si staconsumando una grave ingiustizia verso i più deboli in assoluto: i non ancora nati”.
La vicenda della discarica della Profacta ha dato vita ad una complessa e lunga vicenda giudiziaria che ha visto contrapposti i comitati cittadini, gli ambientalisti e la società Faustini, titolare del sito.
Nelle scorse settimane Regione Lombardia aveva “stoppato” la discarica imponendo in talune aree, all’innalzamento di 5 centimetri dello strato drenante che sarà così uniformato ad uno spessore di 35 centimetri. “Il Pirellone”, aveva spiegato l’avvocato Pietro Garbarino, il legale che ha seguito i diversi ricorsi presentati contro la realizzazione della discarica di amianto, “ha subordinato il rilascio del nullaosta all’inizio delle operazioni di smaltimento all’interno della discarica, ai sensi dell’art. 9/3° co del D.to L.vo n. 36/03, alla richiesta all’Arpa – da parte della ditta di un nuovo accertamento tecnico per verificare la conformità dello spessore dello strato drenante.”
Lunedì alcuni teli bianchi posti sul terreno e alcuni bancali notati all´interno del perimetro della ex cava di San Polo hanno subito insospettito i cittadini e gli esponenti del Comitato che hanno chiesto delucidazioni.
E’ così emerso che l´Arpa, nei giorni scorsi, ha verificato che le imposizioni regionali fossero state messe in atto e ha trasmesso la sua relazione al Pirellone, che, il 12 settembre, ha dato il nulla osta alle operazioni di conferimento dell’asbesto, iniziate venerdì 28 settembre.
“La collettività bresciana, i cittadini consapevoli di questa ferita della Terra e di una volontà popolare calpestata”, attacca il Codisa, “ricorderanno questo giorno funesto come la conclusione di un teatrino in cui imprenditori insensibili, politici accomodanti e tecnici poco scrupolosi si macchiano della responsabilità di questa immonda azione. I cittadini dovranno ricordare come il tardivo impegno del sindaco (anche scritto) e dell’intero consiglio comunale non siano stati in grado di difendere i diritti fondamentali della collettività che rappresentano, dimostrando tragicamente la loro inettitudine”.
“Per quanto ci riguarda”, conclude il Comitato, “noi proseguiremo nella nostra azione di contrasto legale e di controllo sociale sull’intera operazione, cercando di operare in modo da ridurre i danni alla popolazione, attivandoci con tutti i mezzi legittimi per fermare i lavori.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Comitato spontaneo contro le nocività. “E’ chiaro”, si legge in una nota, “che rimangono ancora aperti tutti gli interrogativi relativi alla sicurezza dell’impianto dato che il Consilgio di Stato non si è ancora pronunciato in merito. A ciò si aggiunge un nuovo interrogativo in merito al nulla osta che avrebbe dovuto essere rilasciato dall’Arpa in seguito all’innalzamento dello strato di drenaggio del fondo cava. E ancora”, viene domandato, “come mai alle ore 18, a cantieri ormai chiusi, i pacchi erano tutti depositati a cielo aperto? Non avrebbero dovuto essere coperti da un consistente strato di terra? E la promessa del Sindaco di intervenire presso l’imprenditore per sospendere i lavori almeno sino alla sentenza del Consiglio di Stato è rimasta lettera morta?”.

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