Polpenazze, le novità nello scavo del Lucone

(red.) Dal 2 luglio 2012 sono riprese le ricerche del Museo Archeologico della Valle Sabbia nel sito palafitticolo D del Lucone di Polpenazze, iniziate nel 2007 e sostenute economicamente dal Comune di Gavardo (Brescia) con il contributo di Regione Lombardia, nell’ambito di una serie di progetti sulle palafitte del Garda che hanno avuto come partner i comuni di Polpenazze del Garda e Desenzano del Garda.
Il Lucone è un ampio bacino del settore nord-occidentale dell’anfiteatro morenico del Garda, anticamente occupato da uno specchio d’acqua che venne bonificato in epoca rinascimentale. Il sito, a differenza di altri bacini inframorenici, non conobbe ricerche ottocentesche e venne praticamente riscoperto negli anni ’50 e ’60. Dal 1965 al 1971 P. Simoni dell’Associazione Gruppo Grotte Gavardo, su incarico della Soprintendenza, avviò i primi scavi (Lucone A). Le ricerche successive hanno individuato cinque aree (denominate A, B, C, D, E), verosimilmente corrispondenti ad insediamenti di tipo palafitticolo.
Dal punto di vista cronologico il bacino del Lucone, dopo una fase tardo-neolitica rappresentata dal Lucone C, risulta abitato stabilmente per tutto il Bronzo Antico e in alcuni punti anche durante il Bronzo Medio iniziale. Nel Bronzo Medio avanzato si assiste a una forte contrazione delle aree abitate e col Bronzo Recente il bacino sembra abbandonato.
Di recente il sito di Polpenazze è stato iscritto nella lista del patrimonio dell’Umanità Unesco nell’ambito del sito seriale transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. Il Lucone D, oggetto delle nuove ricerche, venne individuato da G. Bocchio nel 1986 e fu allora oggetto di una breve campagna di scavo, i cui risultati sono editi (Bocchio 1988). Le ricerche in loco sono riprese nel 2007 sotto la direzione dello scrivente e coinvolgono attualmente una superficie di 195 mq. Il sito è databile alla fase più antica del Bronzo Antico (Bronzo Antico 1) e presenta almeno due fasi insediative ben individuabili nella stratigrafia e correlabili con le due principali fasi cronologiche definite dalle analisi dendrocronologiche. L
a fase più antica, terminata con un incendio, è attualmente databile al 2034-33 a.C., mentre gli abbattimenti dei pali di seconda fase datano al 1969 a.C. La campagna di scavo 2012, che si concluderà agli inizi di ottobre, interessa proprio i livelli della palafitta della prima fase insediativa a partire da quelli dell’incendio che ha portato alla sua distruzione.
Questo evento, che ora possiamo dire con sicurezza coinvolse l’intero areale del settore scavato, determinò il crollo di vari elementi strutturali in legno lavorati, tra cui tavole e travi, che cadendo direttamente nell’acqua o comunque in un contesto molto umido si sono conservati e consentono osservazioni piuttosto dettagliate sulla tecnologia delle costruzioni in legno dell’epoca. Insieme agli elementi strutturali l’incendio e il crollo coinvolsero manufatti di varia tipologia e materiale (ceramica, pietra, osso, metallo), spesso in eccezionale stato di conservazione. Alcuni reperti recuperati quest’anno hanno una valenza eccezionale: un vaso contenete cereali, un cranio umano in palafitta, due straordinarie falci.

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