La Cgil: “Troppi morti sul lavoro nel 2012”

L'ultima vittima è Ferdinando Gatti, 48 anni. Ma in pochi mesi gli infortuni mortali nella nostra provincia hanno subito una pericolosa impennata.

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(red.) La morte, dopo sei giorni dall’incidente di Ferdinando Gatti, il 49enne di Paratico (Brescia) rimasto gravemente ferito nello scoppio avvenuto alla “Mangimi Brescia” di Orzinuovi lo scorso 23 luglio, e le condizioni disperate del giovane collega, Davide Siroli, che lotta per sopravvivere, devono far riflettere.
Il numero complessivo e la straziante casistica degli infortuni mortali accaduti nella provincia di Brescia, infatti, non possono essere una mera casualità. Da fine luglio si registrano infatti già sette infortuni mortali accaduti negli ambienti di lavoro, contro gli 15 complessivi del 2011, che pure aveva rappresentato un “anno nero” rispetto ai precedenti 2010 e 2009.
“Accanto a queste sette morti”, ammonisce la Cgil, “non si possono non considerare i tre infortuni mortali accaduti fuori provincia a lavoratori bresciani. E, nel contempo, gli infortuni mortali accaduti “in itinere” (tre) e in occasioni di lavoro non in ambito aziendale (cinque). Questi ultimi, infatti, pur non rientrando nelle statistiche ufficiali, sono indicativi della mancanza di una cultura della sicurezza generalizzata; cosa che conduce sempre alla sottovalutazione del rischio, con conseguenze, come si vede, anche mortali”.
Inoltre, “questa tragica somma di 18 morti a metà dell’anno, deve ancora scontare la drastica riduzione di ore lavorative per la cessazione di molte aziende e per l’utilizzo massivo dello strumento della cassa integrazione. Non sono perciò pienamente condivisibili le soddisfazioni per la riduzione (matematica) delle morti sul lavoro. Vi è anzi da porsi il problema del permanere di una scarsa cultura e sensibilità della prevenzione; e dunque degli strumenti legislativi, culturali e di vigilanza da porre in campo. Soprattutto nel permanere e nell’incancrenirsi di una crisi che tende a stravolgere gli assetti contrattuali e ad abbassare di fatto le tutele in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.

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