Bonus bebè ed affitti: “Adro costretto a pagare”

Il comune guidato dal sindaco leghista Oscar Lancini, riferisce la Cgil, "per la prima volta dal 2005", ha disposto "l'erogazione dei fondi a chi ne aveva diritto".

(red.) Sui contributi affitti e nuovi nati, il sindaco del comune di Adro (Brescia), il leghista Oscar Lancini, era finito (ancora una volta) nell’occhio del ciclone, prima quando aveva affermato che i soldi erano solo per gli italiani poi, a seguito delle sentenze del tribunale, ritirando le delibere sui contributi affitto e nuovi nati, evitando così di dover erogare i fondi anche ai cittadini stranieri.
Ma ora,  come sottolinea la Camera del Lavoro di Brescia, “per la prima volta dal 2005, da quando contributi affitti e bonus bebè sono stati introdotti a Adro, il sindaco si è trovato costretto a pagare alla fine”.
Di fronte al rischio di pignoramento, sottolinea il sindacato, il primo cittadino franciacortino, ha comunicato a chi ne aveva diritto che “il Comune di Adro ha disposto l’erogazione a suo favore della somma complessiva”.
Una vittoria dunque per  Cgil, Associazione studi giuridici sull’immigrazione e Fondazione Piccini che hanno visto concludersi così una “vertenza culturale che ha affermato il principio che “diritti e doveri sono uguali per tutti” e che le politiche sociali non possono essere differenziate a seconda della nazionalità degli interessati”.
Cosa era successo? I
l 23 luglio 2010 il Tribunale di Brescia giudicò discriminatori i criteri di assegnazione (ai soli cittadini italiani e comunitari) del bonus affitti e bebè decisi dal Comune di Adro. Il 15 ottobre 2010 il ricorso presentato dal Comune contro la prima ordinanza del tribunale venne respinto e pertanto il Comune si vide costretto, per effetto delle ordinanze del tribunale, a riaprire il bando per l’erogazione del bonus affitto. Trentanove famiglie, tra cui anche alcune italiane, presentano domanda, aggiungendosi alle 35 che avevano fatto domanda in precedenza e alle quali era già stato assegnato il bonus (per complessivi 30mila euro).
Il 25 gennaio 2011 alle 39 famiglie venne recapitata una lettera nella quale si spiegava che la loro domanda è stata accolta ma non avrebbero ricevuto alcun bonus. Lancini spiegò che il giudice lo ha obbligato a riaprire il bando, ma non a rifinanziarlo.
In seguito il sindaco stabilì che la cifra dei 30mila euro doveva valere per tutti, sia per quelli del primo bando che per quelli del bando riaperto in seguito. Il 17 marzo fece approvare una delibera nella quale venne abrogato il regolamento di istituzione dei bonus perché “non corrispondente agli obiettivi programmatici”.
Il 16 novembre 2011, con una determina il Comune stabilì che chi aveva ricevuto i bonus affitti doveva restituirne una parte, in alcuni casi fino a 1.100 euro per famiglia. “L’atteggiamento ritorsivo”, sottolinea la nota della Cgil, “è evidente, così come la volontà del sindaco di scaricare addosso ad altri le conseguenze (anche economiche) delle proprie campagne ideologiche fallimentari”.
La Camera del Lavoro, pertanto, aveva invitato i cittadini di Adro ai quali è stata recapitata la lettera del Comune (nella quale si chiedeva la restituzione del bonus) a non restituire la somma, a mettersi in contatto con gli uffici della Camera del Lavoro per definire insieme le eventuali azioni legali da intraprendere nei confronti del Comune di Adro e del sindaco Lancini.
In seguito alla mancata ottemperanza da parte del comune dell’ordinanza di reclamo è stato introdotto un azione di merito per ottenere i relativi pagamenti bonus bebè e contributo affitti. Il tribunale di Brescia con decisioni del 16 dicembre 2011 ha riconosciuto il diritto dei ricorrenti a  percepire quanto richiesto, ma ancora una volta è stata necessaria una ulteriore azione giudiziaria.
“La vicenda con il comune di Adro”, conclude la nota del sindacato, “è arrivata alla conclusione grazie a tutto il percorso giudiziario sopra esposto nonché da ultimo il pignoramento con esito positivo delle somme dovute”.

 

 

 

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