Il Carroccio perde i pezzi: se ne va anche Boni

Il presidente del Consiglio regionale lombardo, indagato per corruzione, ha deciso di lasciare. Solo ieri se ne era andata la bresciana Monica Rizzi.

(red.) Il leghista Davide Boni ha deciso di dimettersi da presidente del Consiglio regionale della Lombardia.
Boni, che è indagato per corruzione, ha convocato una conferenza stampa nel pomeriggio, dove ha dato l’annuncio, spiegando che “quella delle dimissioni è stata una scelta maturata nel tempo, sofferta, che ho preso io con la mia famiglia. E per una volta non ho obbedito né a Maroni, né a Calderoli né a Bossi. Maroni e Calderoli sono stati i primi a telefonarmi oggi per ringraziarmi”.
Ancora lunedì i vertici di via Bellerio avevano confermato a Boni di non voler chiedere le sue dimissioni, lasciandogli tuttavia libertà di coscienza sulle decisioni da prendere, soprattutto dopo le dimissioni dalla Regione Lombardia di Renzo Bossi e Monica Rizzi.
“Se devo essere polemico, il mio pensiero va a Nichi Vendola e Vasco Errani”, ha risposto a chigli ha chiesto un parere sulle polemiche che riguardano le scelte di Filippo Penati. Il presidente dimissionario del Consiglio regionale della Lombardia ha fatto riferimento ai due governatori del centrosinistra che sono indagati e non si dimettono. “Io il passo l’ho fatto qualcun altro evidentemente non se la sente”.
Boni ha spiegato che le sue dimissioni dal Pirellone saranno depositate mercoledì mattina, mentre il sostituto (che sarà sempre leghista) verrà eletto l’8 maggio, nella prima seduta del Consiglio regionale. Boni lascerà anche la presidenza della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome. “La Lega è la mia vita, da domani tornerò alla politica attiva, che mi mancava”.
Ma perché proprio ora il passo indietro? “Dopo 35 giorni, “ha detto facendo riferimento all’informazione di garanzia ricevuta per un presunto giro di tangenti, “la situazione non è facile, soprattutto a livello personale, soprattutto avendo una famiglia”.
”Un gesto apprezzabile”, ha riconosciuto subito il triunviro Roberto Maroni, che anche in Regione, dove le opposizioni hanno avuto gioco a rilanciare la richiesta di elezioni anticipate, vuole adesso un ricambio generazionale.
Quale che sia la ragione principale del suo gesto, è un fatto che, pur continuando Boni a professarsi ”estraneo e sereno” di fronte alle accuse (che nel frattempo non sono cambiate), la sua permanenza da indagato sullo scranno più alto del Pirellone rischiava di diventare scandalo nella fase due del Carroccio, specie dopo che per la ”ragion di partito” erano stati sacrificati sia Renzo Bossi sia Monica Rizzi. E allora ecco che dopo una notte di riflessione indotta da quel ”valuta tu” pronunciato lunedì in via Bellerio da Roberto Calderoli, Boni si è presentato nel suo ufficio al 25/o piano con la decisione in tasca, e senza gridare ai complotti.
Lunedì l’esponente della Lega ha diretto i lavori dell’Aula come sempre: le dimissioni saranno depositate ufficialmente mercoledì e il sostituto verrà eletto solo nella prossima seduta di martedì 8 maggio.
”Tardive”, sono state comunque definite le dimissioni del presidente leghista dalle opposizioni di centrosinistra, che le invocavano sin dallo scoppio del suo caso giudiziario e che ora insistono nel chiedere le elezioni. ”In realtà”, secondo il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri, “Boni fa oggi ciò che andava fatto da tempo: togliere dall’ imbarazzo l’istituzione. Alla buon’ora”.
Asciutto il messaggio a Boni del governatore Roberto Formigoni (su Twitter): ”Bel gesto, bravo Davide”. ”Un gesto nobile”, gli ha riconosciuto il capogruppo leghista, Stefano Galli, “e di grande responsabilità”.
Adesso, con il terzo leghista ‘dimissionato’ dalla Regione Lombardia dopo la bufera giudiziaria sui conti di via Bellerio, si schiudono altri scenari. Per Boni un futuro da semplice consigliere, ma ”con la voglia di tornare a fare politica attiva”. Per la presidenza del Consiglio un altro uomo del Carroccio, che risponda all’identikit di giovane under 40 ma con esperienza. Tre i nomi papabili, quelli di Fabrizio Cecchetti, di Massimiliano Romeo e di Massimiliano Orsatti.
In mattinata poi il Consiglio regionale
ha accolto all’unanimità le dimissioni di Renzo Bossi, annunciate con una lettera la scorsa settimana. Al figlio del senatur subentra Clotilde Lupatini, militante bresciana del Carroccio e prima dei non eletti ale regionale del 2010 nella circoscrizione di Brescia.

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