Cava Piccinelli: c’è contatto tra acqua e cesio

“E’ più che un sospetto”, ha sottolineato Andrea Tornago, il giornalista di Radio Popolare che con la sua inchiesta ha riportato l’attenzione sul caso, “lo dicono i dati”.

(p.f.) I conti non tornano sulla ex cava Piccinelli di via Cerca, a Brescia. A dirlo è la matematica. Nel 1999, la Nucleico, ditta che aveva fatto le rilevazioni sulla contaminazione radioattiva da cesio 137, stabiliva che il materiale contaminato era a 4/5 metri sotto il livello del suolo. Allora la falda acquifera era a 5,5 metri dal suolo; in questi anni, per varie concause, la falda si è alzata di 4 metri.
Resta quindi un’intersezione tra acqua e cesio (che è solubile) di almeno 2/3 metri. “E’ più che un sospetto”, ha sottolineato Andrea Tornago, il giornalista di Radio Popolare che con la sua inchiesta ha riportato l’attenzione sulla cava Piccinelli, “lo dicono i dati forniti dagli enti preposti”.
Eppure, dai rilievi fatti recentemente con i due piezometri rimasti intatti (in totale i piezometri erano 4, ma due sono stati manomessi) non risulta alcuna contaminazione. “Questo è un punto importante”, ha spiegato Tornago, “i due piezometri intatti sono quelli a monte, che intercettano l’acqua che entra nella cava, non quella che esce e che quindi potrebbe essere entrata in contatto con il cesio. Prima di dare risposte certe, bisognerebbe capire se il flusso dell’acqua si è modificato, a quale livello è la falda e poi posizionare i piezometri a valle, in modo da analizzare l’acqua che passa dalla cava”.
L’altro punto che non torna sono i dati dell’acquedotto.Agli atti non risulta che la Asl abbia fatto analisi sull’acquedotto, ma abbiamo a disposizione dati dell’A2A. Sicuramente sono corretti, ma non è A2A l’organo competente a fare simili analisi: i dati non hanno valore legale”.
Una vicenda, insomma, ancora tutta da chiarire. “Eppure la linea guida dovrebbe essere il principio di precauzione”, ha spiegato Donatella Albini di Sel, “che nel caso della cava Piccinelli non è stato applicato”. Secondo Albini, manca un’informazione chiara e accusa la politica di non aprirsi alla partecipazione dei cittadini.
“C’è una forbice tra una politica autoreferenziale, che limita la discussione di questi temi alle sedi istituzionali, e i cittadini, che vogliono essere informati ed ascoltati. Dobbiamo passare da una democrazia indifferente ad una democrazia partecipata”. Fondamentale dunque la tutela della salute, che deve venire prima di tutto.
“Bisogna applicare il principio di precauzione”, ha aggiunto Albini, “non si può continuare a parlare di soglie minime, ma dobbiamo pensare all’intreccio tra tante piccole soglie. Su questo è la comunità scientifica che deve darci delle nuove linee guida; nel frattempo la politica deve dare un’informazione chiara ai cittadini, rendendo disponibili i dati in tempi reali, e deve intervenire in via precauzionale”.
Sulla cava Piccinelli, ad esempio, si dovrebbero attivare tutte le procedure di emergenza e procedere a controlli pressanti fino a quando non ci sia la certezza assoluta che la contaminazione non c’è stata. “Altro punto”, ha concluso Albini, “dobbiamo capire come interagiscono i vari fattori inquinanti. Andiamo, ad esempio, ad analizzare il latte materno, che è altamente sensibile. Inoltre, c’è la necessità di pianificare la tutela della salute a seconda dello stato di vita della persona, perché ci sono differenze tra adulti e bambini. Cosa deve fare il Comune? Deve mettere in relazione i vari enti e creare le condizioni per seguire questa direzione”.

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