Moschea, Rolfi e Vilardi: “Quartiere a rischio”

Il sito di culto in viale Piave è nuovamente agibile, ma la decisione del Consiglio di Stato non è piaciuta al governo cittadino. "Problemi di sicurezza".

(red.) Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza con cui, lo scorso 23 giugno, il Tar aveva respinto il ricorso del Centro Islamico Minhaj Ul Quaran proprietario dell’immobile in cui si trova la moschea di viale Piave contro la revoca dell’agibilità disposta dalla Loggia.
Insomma, il sito di culto è nuovamente agibile, ma la decisione non è piaciuta al governo cittadino. Sulla vicenda sono intervenuti il vicesindaco e assessore alla Sicurezza del comune di Brescia, Fabio Rolfi, e l’assessore all’Urbanistica, Paola Vilardi. “Trovo davvero singolare che venga anteposta l’esigenza di evitare un presunto pregiudizio nei confronti di un’associazione, alla necessità di garantire la sicurezza di tutti”, ha dichiarato Fabio Rolfi. “In città esistono già due luoghi dove poter praticare la religione islamica e sono più che sufficienti. Non possiamo quindi accettare che venga messa a repentaglio la sicurezza dei cittadini”.
Per Rolfi “gli abitanti del complesso di viale Piave 203 non solo lamentavano un atteggiamento discutibile da parte di coloro che frequentavano le funzioni religiose, i quali spesso impedivano fisicamente ai residenti l’accesso ai box auto, ma anche e soprattutto un problema legato alla propria incolumità. I sopralluoghi dei vigili del Fuoco e dei tecnici del comune avevano già evidenziato l’inadeguatezza del luogo a ospitare diverse decine di persone: ambienti troppo piccoli, accessi limitati, mancata messa a norma degli impianti. Erano stati fatti numerosi richiami prima di procedere con l’ordinanza, ma tutto era stato vano. Di fatto, uno scantinato era stato trasformato in un centro di preghiera. La preoccupazione è che la decisione del Consiglio di Stato possa legittimare il proliferare di circoli culturali di carattere religioso e di micro luoghi di culto in condizioni di evidente degrado, che generano solamente conflitti e tensioni con i residenti. Per questo non ci fermeremo, attendendo fiduciosi la sentenza definitiva del Tar di Brescia”.
“I circoli culturali di carattere religioso spesso rappresentano un problema di sicurezza e di vivibilità per i quartieri in cui si insediano”, ha proseguito Vilardi. “Anche il Tar si era espresso in favore della nostra ordinanza, ritenendo inadeguato il fatto che durante ogni funzione 150 persone si riunissero in uno spazio di 170 metri quadri. Si tratta di un problema di sicurezza sia per i residenti che per le stesse persone che partecipano alle riunioni. Il Consiglio di Stato con questa decisione sospende l’efficacia dell’ordinanza comunale, rimandando gli atti al Tar di Brescia con l’invito a determinarsi in maniera definitiva. Nel frattempo”, ha concluso, “ribadiamo la linea politica che l’amministrazione comunale ha espresso con l’approvazione del Pgt: in città sono già presenti due luoghi di culto islamico che garantiscono il diritto costituzionale di professare la propria religione. A Brescia, dunque, non sorgeranno altre moschee.

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