Lettere al direttore

Critiche alla politica, “da che pulpito viene la predica?”

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    Questo paese sta dimostrando sempre maggiori difficoltà perché la “concertazione” con decine di soggetti è difficile se non impossibile (Sindacati Confindustria, Clero …), ma soprattutto perché tutti i non eletti si permettono non di dare consigli ma di criticare e di imporre diktat.
    È di questi giorni la polemica innescata dal cardinal Bagnasco e dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che si lamentano della politica nazionale e della moralità della politica.
    Andando all’ultimo tema, la moralità, alla quale si richiama, soprattutto, il cardinal Bagnasco, mi è fin troppo facile rispondere
    “da che pulpito viene la predica” soprattutto alla luce delle ultime notizie sulla pedofilia e non solo. Molto umilmente ricordo, a chi fa questo tipo di osservazioni, che in cinquant’anni di Democrazia Cristiana, nessun vescovo si è lamentato, anche se oggi è, finalmente, lecito dire che non sono state rose e fiori, perché per molti anni ne pagheremo le conseguenze. Per quanto riguarda la finanza voglio ricordare che lo Ior è l’unica banca al mondo che non accetta le rogatorie internazionali, dove i conti sono tutti cifrati e che non rilascia ricevute, alla faccia della trasparenza, e alla faccia di dove finiscono i finanziamenti fatti negli anni a non si sa chi: neppure la Cia è così impenetrabile. Ma soprattutto il Clero non paga o paga in modo ridotto le tasse e riceve finanziamenti in percentuale (8 % minimo per legge che a Brescia sale al 16%, per un totale fra i 600.000 ed i 700.000 euro l’anno) sugli oneri di urbanizzazione secondaria (servizi) dei comuni (L.R. 12/2005).
    Alla presidente di Confindustria vorrei obiettare che non si può avere solo il dolce delle riforme e lasciare agli altri l’amaro o l’osso, in poche parole ricevere fior di finanziamenti senza aumentare un posto di lavoro. Non si può chiedere la patrimoniale e la riduzione dell’Irap, una tassa sicuramente ingiusta, nei termini richiesti perché la proposta suona come un furbata, e per le imprese diventa come una partita di giro (i soldi che escono dalle tasche di tutti, anche non dalle imprese, entrano da una sola parte, e vanno alle imprese).
    Avrei accettato alcune richieste come quella precedentemente esposta, anche se in evidente conflitto d’interessi, se la signora Marcegaglia avesse proposto, per esempio, di chiedere ai paradisi fiscali di funzionare da sostituto d’imposta sui depositi italiani (incassare le tasse da girare allo stato Italiano – come avviene per le aziende sulle buste paga), come fa la Gran Bretagna. Ma era sicuramente troppo e toccava troppi interessi: è sicuramente più facile chiedere interventi sulle pensioni o sulla benzina, tanto …
    Signora presidente ma lei lo sa che circolano lettere, intestate Confindustria, che invitano a cercare manodopera specializzata, interinale, in Romania, non male per un’associazione che per bocca della sua presidente parla, riempiendosi la bocca, d’interessi nazionali, ben lontani dall’interesse particolare che tali lettere esprimono. In ultima analisi pensi agli associati storici di Confindustria, come Fiat, che le toglie la fiducia e le volta le spalle perché non la ritiene rappresentativa (Gianni Agnelli la precedette alla guida di Confindustria, penso che questo significhi qualcosa), le grandi aziende in Confindistria sono quelle statati o ex statali (ENEL, Poste Italiane, Finmeccanica, Telecom e per noi bresciani A2A), ma
    “stato non confliggeva con mercato”? Veda lei se la sua rappresentatività è ancora veramente tale. Per ultimo le ricordo che proprio Lei all’inizio di questa legislatura si vantava di avere le prime file piene di politici alle riunioni di Confindustria, oggi dopo aver mangiato in quel piatto ed a fine legislatura, non si sa mai come va a finire, sputa nel piatto dove ha mangiato e che ha contribuito a rendere amaro.
    Ad ogni modo la ringrazio per aver rifiutato l’invito del presidente Berlusconi a fare il Ministro altrimenti povera Italia. A lei come al suo consociato Diego Della Valle, che per farsi “sentire” deve comprare le pagine dei quotidiani nazionali, voglio ricordare che un modo per essere più incisivi e portare avanti le proprie idee esiste:
    farsi eleggere dal popolo. Solo allora avrete realmente i titoli per parlare nei toni che usate ora, ma anche voi troverete la Confindustria che vuole dettare le leggi di mercato economiche e non solo, il Clero quelle morali, il Presidente della Repubblica l’agenda della politica internazionale ed economica e tutto questo non è ancora nulla, perché viene richiesta anche la concertazione.
    Quindi se un rimprovero deve essere fatto al governo, è quello di essere stato troppo democratico e aver ascoltato tutti. Spero che da ora in avanti, pur nel rispetto delle varie sensibilità, ci sia più determinazione nell’azione di Governo in ultima analisi:
    meno concertazione e più decisione.

     

    Roberto Toffoli, consigliere comunale Pdl di Brescia

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