Lettere al direttore

Il Testamento biologico non può calpestare i diritti del paziente

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    E’ successo lo scorso mese di agosto in una casa di riposo dell’hinterland di Brescia, ma potrebbe capitare anche  a noi o a un nostro caro.
    98 anni, ormai cieco e affetto da demenza senile, semiparalizzato, su sedia a rotelle: rifiuta di alimentarsi, sente di essere giunto alla fine.
    Da tempo i due figli hanno consegnato alla direzione amministrativa della casa di riposo un documento in cui chiedono, nel rispetto della volontà paterna, di evitare accanimento terapeutico, compresa la nutrizione artificiale, date le condizioni.
    Ma la nuova dirigente sanitaria, giovane medico di 32 anni,  forte della sua “scienza e coscienza”, come direbbe la vergognosa legge sul testamento biologico attualmente all’esame del Parlamento, non intende assolutamente rispettare il legittimo desiderio di un uomo che pesa ormai solo 33 chilogrammi. Quindi posiziona un sondino nasogastrico imponendogli l’alimentazione artificiale, un flacone di 1500 calorie giornaliere.
    Non farlo, sostiene, sarebbe come non dare da mangiare e da bere alle sue figlie di 2 e 4 anni.
    L’uomo di notte si strappa il sondino. A fronte dell’opposizione dei figli a rimetterglielo, il medico chiama i carabinieri che arrivano alla Rsa per consentire alla professionista, dicono, di fare il suo lavoro: il sondino viene rimesso, l’uomo di nuovo alimentato e un’altra volta di notte se lo strappa.
    La sequenza si ripete per 4 volte nel giro di pochi giorni finchè la natura, più misericordiosa di certi uomini, interviene a liberare il povero vecchio da quella tortura.
    Resta il dolore dei familiari per un padre cui si potevano risparmiare giorni di gratuita sofferenza e la cui volontà è stata calpestata. Familiari trattati da delinquenti e per i quali si è ritenuto di dover chiamare i carabinieri.
    Intanto alla Camera in questi giorni è ripreso l’esame della legge sul cosidetto testamento biologico. Dovrebbe essere lo strumento con cui un cittadino, capace di intendere e volere, può indicare a quali trattamenti sanitari intende essere sottoposto o meno nel caso in cui, incosciente,  non possa più prestare il consenso informato ai trattamenti stessi.
    Nato in altri Stati come strumento di difesa della dignità del paziente e del rispetto delle sue convinzioni etiche, il testo italiano si presenta invece come uno strumento che consente al medico di non rispettare quanto espresso dal paziente e di decidere in base alla propria coscienza e alle proprie convinzioni personali invece che alla coscienza e alle convinzioni del paziente; di imporgli, contro la volontà precedentemente espressa in modo consapevole, alimentazione e idratazione artificiali facendogli un buco nell’intestino.
    Una legge che, come ha fatto il medico nel caso citato, calpesta il diritto all’autodeterminazione e al consenso alle cure sancito dagli articoli 13 e 32 della Costituzione. Perché, come dice il sen. Ignazio Marino, una legge amica della vita deve rispettare le scelte delle persone: coloro che vogliono tutte le terapie che esistono oggi e quelle che esisteranno domani, dovranno essere protetti e dovranno averle, mentre a coloro che non le vogliono dovrà essere consentito di accettare liberamente la fine naturale della propria vita.
    Distinti saluti.

    Gisella Bottoli, Brescia

    Adriano Tosi, Brescia

    Marisa Clementoni Tretti, Brescia

    Anna Facchinetti, Brescia

    Loredana Lonati, Botticino

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