Lettere al direttore

Studenti nuovamente a scuola tra tagli e sofferenze

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    Lunedì hanno riaperto le scuole d’Italia. Quasi otto milioni di studenti tornano sui banchi. Ma cosa troveranno nelle loro aule? Di certo non una situazione rosea. Infatti mentre l’estate li faceva divertire, la finanziaria di luglio del governo Berlusconi ha apportato altri tagli a una scuola pubblica già provata dalla riforma-taglio Gelmini.
    Non se la passano di certo meglio i docenti e il personale scolastico. Abbiamo una marea di precari che rimarranno tali in quanto non vi è la vera volontà di integrarli nel tempo. Unito a questo abbiamo scuole fatiscenti e spesso non a norma di sicurezza.
    Gli istituti scolastici poi vedono i loro fondi decurtati dalla nuova ripartizione dei fondi previsti dalla legge 440/97, ripartizione che il 26 settembre sarà approvata dalla commissione cultura della Camera. Sostanzialmente il compito di questa legge era finanziare le attività progettuali delle scuole. Ma diciamo in verità che questa legge, pomposamente intitolata “Ripartizione del Fondo per l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi” è già quasi morta e sepolta. Infatti dai 10 mila euro per scuola (parliamo di scuole di medio-grandi dimensioni) si è passati a 3 mila euro e nel 2011 solo le scuole più “fortunate”, cioè più grandi, potranno avere 2000 euro; per le altre si scenderà sotto i 1000 euro, cioè poco più di un euro a studente: un’elemosina. Il fondo per l’innovazione tecnologica passa da 4 a 2 milioni di euro, quello per l’editoria da 2,5 a meno di un milione, per la valutazione degli apprendimenti – anche se il danno sarebbe poca cosa, trattandosi degli orrendi “Invalsi” voluti dal Ministero- si scende comunque da 5 a 1,3; per i programmi di formazione e aggiornamento si passa dagli 11,7 milioni del 2010 ai 7 di quest’anno. E dulcis in fundo, si fa per dire, i tagli più massicci: per l’attività didattica alle scuole toccheranno 12 milioni di euro. Si pensi che l’anno scorso erano 48 e nel 2001 addirittura 162.
    Alla luce di tutto ciò le scuole sono costrette a domandare aiuti alle famiglie per poter dare un buon servizio ai propri figli. Se andiamo avanti di questo passo dove arriveremo? In questo modo si vuole gettare fango su una scuola pubblica che ha sempre funzionato, sfornando cervelli che, a causa della nostra noncuranza in fatto di ricerca, emigrano all’estero. In questo modo si vogliono indirizzare le famiglie a mandare i propri figli verso le scuole private? Speriamo di no, ma abbiamo paura di sbagliarci visto che i fondi alle scuole paritarie non sono stati toccati ed anzi in alcuni casi sono aumentati. Aspettiamoci altre sorprese da questo governo, ma anche una risposta forte da parte di studenti, docenti e personale scolastico in toto.

    Andrea Sciotti, responsabile scuola e cultura del Prc di Brescia

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