Quinzano, esclusa la legittima difesa

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    carabinieriblocco.jpgSecondo la Procura la guardia avrebbe inseguito i banditi che stavano scappando.


    quinzano_sparatoria.jpg(red.) Sono stati tre i colpi andati a segno esplosi dalla pistola di Mauro Pelella, la guardia giurata di 34 anni che lunedì ha ucciso due banditi a Quinzano d'Oglio, in provincia di Brescia. Otello Astolfi, 62enne di Ravenna, è stato raggiunto con due proiettili alla schiena, mentre Ivan Alpiniano, 38 anni del Piemonte, è stato colpito all'inguine da un colpo che gli ha reciso l'arteria. Gli altri spari, tutti ad altezza d'uomo, si sono fermati nella carrozzeria della Fiat Bravo utilizzata dai banditi.
    Secondo la Procura della Repubblica non ci sarebbe nè la legittima difesa nè il leggittimo uso delle armi in quanto, secondo gli elementi acquisiti, il vigilante si sarebbe diretto verso l'auto dei rapinatori che stavano fuggendo. Non essendo, inoltre, pubblico ufficiale, era legittimato a utilizzare l'arma solamente all'interno dell'istituto di credito in cui stava lavorando.
    Sulla qualificazione giuridica del reato il procuratore di Brescia, Nicola Maria Pace, è stato laconico: ''Gli elementi fin qui acquisiti impongono la qualificazione giuridica del duplice omicidio volontario con l'esclusione degli esimenti della legittima difesa e dell'uso legittimo delle armi''. In sostanza, una reazione sproporzionata a quanto stava succedendo.
    La guardia giurata, che stava svolgendo il servizio di portavalori a bordo di un furgone in un istituto bancario vicino alla Cassa rurale ed artigiana in cui avevano fatto irruzione i tre rapinatori (il terzo è stato preso poco dopo), non si sarebbe infatti trovato in pericolo di vita, quando ha sparato.
    Anzi, avrebbe inseguito la Fiat Bravo con cui due dei tre delinquenti cercavano di fuggire, scaricando contro la vettura i 15 colpi del caricatore della sua pistola d'ordinanza.
    Pelella non è pubblico ufficiale e avrebbe potuto usare le armi solo qualora fosse stato attaccato il suo furgone, come un normale cittadino può sparare a un ladro, ma solo se questo entra nel suo domicilio, in base alla legge del 2006.
    Il provvedimento di fermo si è reso necessario, secondo gli inquirenti, per evitare una fuga della guardia giurata di origine campana, in quanto la previsione di una pesante condanna, com'è quella per le accuse che gli sono rivolte, avrebbe potuto indurlo a scappare.
    Pelella è finito in carcere martedì,  proprio nel giorno in cui è nata sua figlia. La piccola, venuta alla luce in una clinica cittadina, a quanto si è appreso, sta bene.
    Intanto, i carabinieri di Brescia e di Verolanuova stanno ancora lavorando per verificare se nel pomeriggio di sangue vi fosse una quarto rapinatore che, però, nessuno avrebbe visto sul posto. Il procuratore Pace, l'aggiunto Fabio Salamone e il pm Nicola Pinto, presenteranno al gip la richiesta di convalida dell'arresto, la cui udienza potrebbe tenersi nella giornata di mercoledì o giovedì.
    Nessuna commento dalla Fidelitas, l'agenzia di vigilanza di cui Pelella è dipendente da una decina d'anni. Attestati di stima nei confronti della guardia giurata sono arrivati da alcuni colleghi dell'uomo descritto come una persona tranquilla, e un professionista.

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