“Gestione a Brescia o sarà guerra”

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Concessione: Abm spedisce una diffida ufficiale al ministero dei Trasporti.


(v.p.) Una diffida ufficiale al ministero dei Trasporti e all'Enav, e avanti con la pianificazione per raggiungere l'obbiettivo: riportare il controllo dell'aeroporto di Montichiari in provincia di Brescia. Tutti gli azionisti di Abm, la società nata dalla volontà delle associazioni imprenditoriali del nostro territorio di controllare lo scalo dopo nove anni di gestione della veronese Catullo attraverso la D'Annunzio spa, non intendono mollare la presa.
Franco Tamburini, presidente dell'Aib nonchè capofila della cordata, lo ha ribadito con forza quest'oggi nel corso di una conferenza stampa. "Comunichiamo che tutti gli enti preposti hanno ricevuto il nostro piano industriale, che prevede un investimento commplessivo di 56 milioni di euro ed entro tre anni conta di raggiungere l'obiettivo di veder transitare per Montichieri oltre 1 milione e mezzo di passeggeri".
Ma più che gli aspetti tecnici, al leader degli industriali bresciani preme ricordare che la nascita di Abm non è altro che il risultato "di quanto finora non è stato fatto per l'aeroporto, attualmente ridotto a un deserto dei Tartari".
Ma il vero nodo è la procedura per ottenere la concessione.  E anche in questo caso il rappresentante di Abm è chiaro: "A chi considera l'iter esaurito a vantaggio della Catullo per il principio di insistenza (cioè per il fatto che i veronesi ci sono già, n.d.r.), noi rispondiamo che la concessione è ancora in gioco e che la partita si concluderà solo al momento della procedura per la gara d'appalto europea, come prevede la legge quando due società si contendono le licenze. Chiediamo che vengano rispettati i principi della concorrenza e della legge. Proprio per ricordare questo aspetto, che qualcuno dimentica con troppa leggerezza, invieremo una diffida formale al ministero dei Trasporti e agli enti collegati (Enav, Enac), per ribadire le nostre motivazioni".
Effettivamente, nell'incontro dello scorso 9 gennaio, a Roma, alcuni tecnici ministeriali avevano forse dato per scontata una conclusione dell'assegnazione a vantaggio della cordata scaligera. "Ora rimettiamo la palla al centro", spiega Francesco Bettoni, presidente della Camera di commercio della nostra città, "e chiariamo in maniera nitida la realtà dei fatti. Intanto non esiste il conflitto d'interessi per la nostra Camera di commercio (azionista della veronese Catullo, della D'Annunzio che gestisce Montichiari e anche di Abm che fa concorrenza alle prime due, n.d.r.), che per statuto e per legge può essere azionista di due diverse società per azioni purchè non vengano fatti accordi parasociali. Inoltre voglio ricordare che presiedo un ente che rappresenta le imprese bresciane. Le nostre realtà hanno fatto una scelta: gestire in proprio il D'Annunzio".
Bettoni non appare certo meno agguerrito di Tamburini, e ripete: "Se il nostro areoporto verrà dato in gestione a Verona faremo qualsiasi tipo di opposizione fino a quando non otterremo una regolare gara d'appalto, con un capitolato chiaro".
Il principio dell'insistenza, ovvero lasciare la gestione di Montichiari alla società che già se ne occupa (cioè la D'Annunzio spa controllata dagli scaligeri della Catullo), quindi, sembra non attecchire nella nostra provincia. "Voglio ricordare a Verona che l'insistenza può essere invocata se supportata dai numeri. In nove anni la Catullo non ha voluto, o non è  stata in grado, di far crescere Montichiari, l'unico aeroporto in Italia a rimanere affossato mentre gli altri sono andati avanti. Quando la Provincia e la Camera di commercio di Brescia sono entrate nell'azionariato della società veneta, ci era stato garantito il raggiungimento dei 900 mila passeggeri all'anno. Ora, quando il nuovo cda della Catullo verrà definito, noi porremo al nuovo presidente questo problema. Con la Catullo il dialogo proseguirà, ma è chiaro che la linea di demarcazione deve essere il controllo di Montichiari in mano bresciana".

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