Assolto il rapitore di Soffiantini

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Farina non ha ucciso l'agente Samuele Donatoni, vittima del fuoco amico.


(red.) La Corte di assise di appello di Roma presieduta da Guido Catenacci ha confermato l'assoluzione di Giovanni Farina dall'accusa di concorso nell'omicidio di Samuele Donatoni, l'ispettore dei Nocs ucciso il 17 ottobre 1997 a Riofreddo (Roma) in una sparatoria con la banda dei sequestratori dell'imprenditore tessile di Manerbio Giuseppe Soffiantini.
Farina, il capo del gruppo di rapitori, è stato assolto "per non aver commesso il fatto" mentre il pm Antonio La Rosa aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Secondo una recente perizia, infatti, la morte dell'ispettore è dovuta al cosiddetto ''fuoco amico'', cioè a un proiettile sparato da un collega.
A Farina è stata tuttavia confermata la condanna a 12 anni per il sequestro della moglie di Soffiantini, chiusa nella cantina della villa di Manerbio (Brescia) mentre il marito veniva rapito, e per aver tagliato i lobi delle orecchie all'imprenditore.
Per il rapimento, il bandito è già stato condannato in via definitiva a 28 anni e 6 mesi di carcere. Per la liberazione di Soffiantini i famigliari pagarono oltre 5 milioni di dollari. Solo uno degli autori del sequestro, Attilio Cubeddu, è ancora latitante a distanza di dieci anni.
Questa sentenza, se confermata in Cassazione, porterà alla revisione del processo per altri tre componenti della banda già condannati in via definitiva per l'omicidio di Donatoni. Si tratta di Cubeddu (ergastolo), di Osvaldo Broccoli e di Giorgio Sergio (25 anni di carcere), condannati in base alla convinzione che il proiettile mortale fosse partito dal kalashnikov del bandito Mario Moro, deceduto.

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