Lirica, non convince l’allestimento di Lucia di Lammermoor

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    di Anna Peroni
    E' stato forse per il ponte di Ognissanti, oppure perché normalmente è fisiologico un calo di presenze dopo un paio di rappresentazioni, sta di fatto che ieri sera, per il terzo appuntamento della Stagione Lirica del Grande di Brescia, il teatro, lontano dall'essere gremito, ha accolto un po' sottotono la splendida "Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti.
    Il dramma tragico in tre atti, tratto dal romanzo di Walter Scott (libretto di Salvatore Cammarano), rappresentato per la prima volta a Napoli il 26 settembre 1835, si è avvalso, in quest'occasione, della regia di Dieter Kaegi – quotato regista di opere liriche che dal 1998 è direttore artistico dell'Opera Ireland di Dublino e delle scenografie di William Orlandi coadiuvato da Paolo Coduri de' Cartosio, curatore delle luci. E proprio su questo allestimento va rilevata qualche perplessità: l'idea, ad esempio, di ambientare una vicenda rinascimentale in pieno ottocento, in cui le spade vengono sostituite da pistole, dove l'austero interno di un castello si trasforma in salotto romantico, e ancora, costumi rigorosamente neri per le dame e frac per i signori. Non convince neanche l'intuizione scenografica affidata ad un fondale composto unicamente dal famoso quadro "l'isola dei morti" di Bocklin che, collocato con angolazione diversa a seconda della scena in corso, ha avuto se non altro il pregio di evocare fin dall'inizio la sensazione di una tragedia imminente.
    Troppo lunghi poi i tempi di attesa per i cambi di scena, che in realtà hanno dato l'impressione di un continuo e semplice spostamento dei pochi sofà e dell'immancabile dipinto. Poco lavoro è stato compiuto per rendere più disinvolti i cantanti che in fatto di movimenti scenici non si sono certamente distinti. Ciò che in assoluto ha veramente funzionato è stata la splendida voce della soprano australiana Jessica Pratt (Lucia), a suo agio nel virtuosismo donizettiano, intonata ed espressiva, sicura negli acuti sia eseguiti in pianissimo che nel forte; certamente una figura che in tutti i sensi ha messo in secondo piano gli altri artisti, soprattutto superando da vera fuoriclasse l'ultima parte dell'opera in cui Lucia è la vera protagonista.
    Bravissimo il basso Mirko Palazzi nel ruolo di Raimondo, convincente il tenore Camillo Facchino (Edgardo) che ha saputo reggere il duro confronto con la sua Lucia. Il più convincente dal punto di vista scenico è stato Javier Franco, un Enrico Ashton con buone movenze teatrali. Bravi anche Fabio Zagarella (Arturo Bucklaw), Jennifer Borghi (la fedele Alisa) e Michele Mele (Normanno). Bene (più negli ultimi due atti), l'orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano diretta da Manlio Benzi. Potente il Coro del Circuito Lirico Lombardo diretto da Antonio Greco.
    Lucia di Lammermoor replica, senza variazioni nel cast, domani, domenica 4 novembre, alle 15,30. Info ai numeri 030 2979333 e 030 2979311.

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