“L’assoluta falsità di Gatti”

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    Depositate le motivazioni della sentenza costata l'ergastolo all'imputato.


    (red.) Sono state depositate, con un faldone di 228 pagine, le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Assise di Brescia ha condannato in primo grado Guglielmo Gatti all'ergastolo con in più 3 anni di isolamento diurno in carcere. L'imputato era accusato di aver ucciso e fatto a pezzi gli zii Aldo Donegani e Luisa De Leo. Nella documentazione del giudice Enrico Fischetti, suddivisa in 16 punti, la parte più significativa sostiene "l'assoluta falsità e inconsistenza della versione difensiva fornita da Gatti e la mancanza di una credibile e provata versione alternativa".
    "E' un processo di fatti dal punto di vista probatorio nel senso che non ci si trova di fronte a un vero processo indiziario – si legge ancora nelle motivazioni – ma si è in presenza di un processo in cui si sono aggiunti e sommati una serie di elementi probatori diretti che già presi singolarmente avrebbero portato a una sicura affermazione di responsabilità".
    I giudici fanno notare anche gli "indiscutibili e incontestabili elementi di prova che convergono in maniera certa, addirittura sovrabbondante nella conclusione: Gatti è l'autore unico dell'omicidio premeditato in danno degli zii Donegani Aldo e De Leo Luisa del loro macabro depezzamento e dell'occultamento dei resti".
    Anche la difesa non ha potuto fare granché a parere dei magistrati, che parlano di "una difesa caratterizzata dal deserto probatorio degli elementi, e da semplici suggestioni di ipotesi alternative nemmeno compiutamente prospettate". Gatti voleva compiere un delitto perfetto "che si basava nella sua supponente intelligenza, sulla possibilità di approfittare di consuetudini di vita dei Donegani e su tempi che avrebbero consentito la dispersione e l'occultamento di qualsiasi traccia e prova".
    E il movente? In gran parte psicologico: secondo i giudici la voglia di vivere dei Donegani si scontrava con "la monotonia, il rigore morale e la solitudine della famiglia Gatti, da qui le lamentele dei genitori del Gatti sulla loro spregiudicatezza e l'astio, che col tempo dev'essere divenuto odio, del nipote che non poteva non confrontare la vita degli zii con la sua, vuota e priva di affetto".

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