Finchimica, cinque colpevoli

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Fu disastro colposo. Nel 2000 saltò in aria un impianto chimico a Manerbio.


(red.) Fu un disastro colposo che, seguendo le norme di sicurezza, si sarebbe potuto evitare. E' questa la sentenza del giudice Lucilla Raffaelli sull'esplosione che, il 19 febbraio del 2000, fece saltare un impianto della Finchimica di Manerbio. L'esplosione fu avvertita a chilometri di distanza, facendo tremare di paura metà della Bassa Bresciana.
Ieri il tribunale di Brescia ha condannato cinque manager dell'azienda, specializzata nella produzione di fertilizzanti chimici: un anno e quattro mesi per Luciano Spera, membro del cda nonchè responsabile delle tematiche sull'ambiente e sulla sicurezza; stessa pena per Giorgio Ciotti, direttore dello stabilimento e per Paolo Botolini, progettista dell'impianto di Pendimenthalin (un diserbante) incriminato. Un anno di reclusione, invece, per Giuseppe Rizzi, responsabile dell'impianto e per Alberto Villanti, tecnico del laboratorio di ricerca.
Assolti, invece, Guido Ravetta ed Evangelisto Diacomanoli, rispettivamente membro del cda e direttore tecnico. Per tutti gli imputati è stata decisa la sospensione condizionale della pena.
Il giudice ha accolto la ricostruzione dell'accusa, rappresentata dal pm Antonio Chiappani, secondo cui il malfunzionamento che causò lo scoppio fu una diretta conseguenza di un difetto di progettazione: infatti l'impianto era sprovvisto di un meccanismo per evitare che i depositi derivanti dalla reazione chimica potessero surriscaldarsi. 
Al comune di Manerbio, costituitosi parte civile, il magistrato ha riconosciuto 50 mila euro a titolo di provvisionale immediatamente esigibile.
 

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