Fuoco alla moglie a Urago Mella, il marito ribadisce: non sono stato io

Abderrahim Senbel ha scelto di farsi interrogare dopo essere stato indagato per omicidio volontario.

(red.) Nelle settimane precedenti a mercoledì 16 giugno la procura di Brescia ha chiuso le indagini su quanto era accaduto nella palazzina di via Tiboni a Urago Mella, in cui la 45enne Mina Safine era diventata una vera e propria torcia umana, perdendo la vita una settimana dopo all’ospedale di Genova a causa delle ustioni. E ad essere accusato è il marito marocchino Abderrahim Senbel, di 55 anni, arrestato nel settembre del 2020 e che pochi giorni fa, dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario, ha scelto di farsi interrogare nel carcere di Opera dove si trova detenuto.

Davanti al magistrato, come già aveva in parte detto subito dopo i fatti, ha detto di non essere stato lui a dare fuoco alla moglie. L’uomo ha raccontato che sarebbe stata la consorte a cospargersi di liquido infiammabile e tentando il suicidio, per poi intervenire nel cercare di spegnere le fiamme. Ma questa sua versione dei fatti, già data poco prima dell’arresto, non gli aveva evitato le manette.

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