«Hanno confessato». «Una bufala»

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    emergencylogomini.jpgBotta e risposta su Garatti e gli altri di Emergency. La vicenda si sta sgonfiando?


    (red.) Prima la notizia di una confessione, poi la smentita. E' sempre intricata la situazione del chirurgo bresciano Marco Garatti, del milanese  Matteo Dell’Aira e del romano Matteo Pagani Gauzzugli Bonaiuti catturati in Afghanistan.
    Ma la sensazione è che le accuse si stiano in qualche modo ridimensionando mentre, anche a causa dei problemi di fuso orario, le dichiarazioni si accavallano e si contraddicono.
    Secondo alcune informazioni diffuse nella notte dal governo locale, i tre italiani e i sei afghani di Emergency arrestati sabato come organizzatori di un complotto per uccidere il governatore Gulab Mangal, dopo il ritrovamento di armi ed esplosivi nell'ospedale che Emergency gestisce a Lashkar-gah, nel sud dell'Afghanistan (leggi la notizia e guarda il video con il blitz), avrebbero «confessato».
    garattimarco2.jpgAlcuni funzionari di Kabul lo hanno riferito al quotidiano britannico Times e il portavoce del governatore di Helmand, Daoud Ahmadi, ha confermato che «tutti e nove gli arrestati hanno confessato».
    «Erano accusati di avere legami con Al Qaeda e i terroristi. Hanno riconosciuto il proprio crimine. Hanno detto che c'era un piano per compiere attentati suicidi negli affollati bazar, il compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere», ha aggiunto il portavoce.
    Secondo le autorità «i fermati avevano legami con la Shura Quetta talebana, il consiglio ribelle in esilio in Pakistan. Sono stati pagati 500 mila dollari per compiere l'attacco». Il piano degli italiani sarebbe stato quello di «compiere attacchi suicidi nei bazar e poi attendere la visita del governatore ai feriti per ucciderlo».
    Anche l'agenzia Ansa intorno a mezzanotte ha lanciato la notizia con cui scriveva di avere ricevuto la conferma  dalle autorità provinciali afghane delle ammissioni da parte degli italiani fermati.
    La rete televisiva statunitense Cnn ha informato che gli afghani sostengono che i tre sarebbero coinvolti nella morte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete dell'inviato del quotidiano Repubblica Daniele Mastrogiacomo rapito il 5 marzo 2007 con l'autista Sayed Haga, che fu subito ucciso.
    Il giornalista Mastrogiacomo fu rilasciato dopo 14 giorni, mentre il suo interprete, prima liberato ma poi subito ripreso dai talebani, venne  ucciso venti giorni più tardi.
    Sembra però che i tre italiani in quel periodo si trovassero in altre parti del mondo, sempre per Emergency. L’organizzazione fondata da Gino Strada ha parlato apertamente di una bufala mediatica sostenendo che le dichiarazioni del portavoce del governatore di Helmand «non hanno alcuna credibilità, come le cose dette ieri».
    «È una bufala» ha detto ancora una fonte di Emergency, «a noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che ci ha fornito l'ambasciatore italiano in Afghanistan».
    In seconda battuta lo stesso portavoce Daoud Ahmadi ha corretto il tiro delle proprie dichiarazioni senza più parlare di ammissioni da parte degli arrestati: «Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaeda, ho solo detto che Marco Garatti stava collaborando e rispondendo alle domande».
    Ahmadi ha poi aggiunto che il presunto attentato «è responsabilità di alcuni individui e questo non significa che l'intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali».
    Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, ha sostenuto che  «l'eventuale confessione dei tre è da verificare, noi aspettiamo il risultato delle indagini. Vi sono dei fatti, sono state trovate armi molto pericolose nell'ospedale gestito da Emergency. Quindi noi tutti vogliamo conoscere la verità, in fretta».

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