Primarie Pd, blitz dei No Tav Brescia

(red.) Protesta al seggio di via Presolana, a Brescia, dove sono in corso le votazioni per le primarie del Pd.
Il Comitato No Tav Brescia, nella mattina di domenica 8 dicembre, si è ritrovato
davanti al seggio del quartiere Primo Maggio  per una protesta simbolica.
Attiviste e attivisti anti-altavelocità e grandi opere inutili ha fatto speakeraggio e diffuso un volantino a chi si stava recando al voto per scegliere tra Civati, Cuperlo e Renzi.La scena si è poi ripetuta in via Risorgimento, sotto la sede provinciale del Pd.
«Oggi va in scena la farsa delle primarie del PD», si legge ne volantino, «l’ennesimo stucchevole tentativo da parte di questa forza politica per provare a darsi una parvenza di democraticità, di far credere ai cittadini che ancora qualcosa contano.Al di là dei proclami elettorali, la realtà delle cose è ben diversa e l’affare TAV, e più in generale il modello delle “grandi opere”, diventa emblematico in questo senso: nelle politiche messe in atto dal governo delle larghe intese, di cui il PD è l’artefice, l’unica via d’uscita dalla crisi presa in considerazione parla esclusivamente di nuovo cemento, di grandi infrastrutture e di grandi eventi. Tutto a scapito della sovranità decisionale di chi vive e abita le città ed i territori.Al primo posto, quindi, ci sono esclusivamente le concessioni alle lobbies del cemento, cooperative di costruzione su tutte, e ai loro inattaccabili profitti legati a rendita
finanziaria e consumo di suolo».
Dalla Cmc in Val di Susa (colosso internazionale delle cooperative romagnole di costruzione, di cui è stato amministratore delegato Pierluigi Bersani) a Italferr a Brescia e Firenze (con l’inchiesta che ha portato all’arresto della Lorenzetti e di Bellomo, esponenti di spicco del Pd), da Cociv fino ad arrivare a CoopSette (quella di Campione del Garda).
«Tutto ciò mentre ogni giorno precari, studenti, disoccupati, lavoratori, sfrattati, migranti fanno i conti con le violenze e le sofferenze sempre più forti generate dalla crisi economica.Interessi da difendere anche a costo della militarizzazione (come in Valle di Susa) e del sacrificio di interi territori (si pensi all’Aquila dove la ricostruzione appare ben lontana dal compiersi). Anche a Brescia, dove i cantieri di Tav e Bre-Be-Mi sono ormai alle porte della città, sono arrivati soltanto pochi spiccioli per bonifiche ambientali e politiche sociali, nonostante la situazione appaia sempre più emergenziale e insostenibile.È per questi motivi che l’unica strada che ci appare praticabile è quella che parla di resistenza, di lotta, d’impegno in prima persona per fermare e arginare un modello di sviluppo che crea solamente debito, devastazione ambientale e sociale e precarietà. Per riappropriaci di quella ricchezza e di quelle risorse, che ci sono state espropriate per alimentare la macchina delle grandi opere, e per ridare, quindi, un futuro al nostro territorio».
Dopo la decadenza di Berlusconi, per i No Tav diventa per noi necessario che il Partito Democratico si prenda  tutte le responsabilità della devastazione sociale che ha contribuito a creare in questo Paese. «Per quanto il voto di oggi possa far credere in una possibilità di scelta da parte del cittadino, è bene rendersi conto che una vera scelta non ci sarà. Che vinca Cuperlo, Renzi o Civati non ci sarà né differenza né un cambiamento che porti ad allontanarsi da tutti gli intrecci di interesse che circondano questo partito. E questa è una sconfitta per tutti».

 

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