«Siria, il rumore delle armi va fermato, non aumentato»

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Le Acli esprimono «netta contrarietà ai piani di guerra che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si apprestano a dispiegare verso la Siria e condividono la posizione saggia e lungimirante espressa dal governo Letta attraverso il ministro degli esteri Bonino, di non coinvolgere l’Italia in questa nuova avventura al di fuori di un mandato Onu e di negare l’uso delle basi militari alleate sul territorio nazionale per questo conflitto». Questa è la posizione espressa da tutte le Acli attraverso il presidente nazionale Gianni Bottalico, in merito al ventilato ed a quanto pare purtroppo imminente, intervento militare in Siria da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
«Il solo annuncio di un intervento armato unilaterale – puntualizza Bottalico – ha già prodotto diverse conseguenze nefaste: la prima vittima è la verità e l’equilibrio delle informazioni. La menzogna accompagna sempre la nascita dei nuovi conflitti. Le inenarrabili atrocità della guerra, fomentate sia dalle parti in conflitto ma anche, da autentiche forze del male, esterne al governo siriano e distinte dagli insorti, che agiscono per alimentare un caos permanente (come già da anni sta succedendo in Iraq), non possono essere prese a pretesto per una internazionalizzazione del conflitto senza esporre in mondo intero a dei rischi imponderabili; ha allontanato il percorso per una conferenza internazionale di pace sulla crisi siriana, la cosiddetta Ginevra 2, che rimane alla fine l’unico praticabile; ha, usando un eufemismo, indebolito per l’ennesima volta la presenza dell’Europa sul piano internazionale, e questo nonostante il precedente “strappo” di Francia e Gran Bretagna sulla Libia si sia rivelato assai deludente ed abbia prodotto una realtà peggiore in Libia, che solo il cono d’ombra mediatico sceso dopo l’intervento, nasconde agli occhi dell’opinione pubblica occidentale; ha creato una seria diversità di valutazione tra le potenze dell’Alleanza atlantica evidenziando una oggettiva e crescente divergenza di interessi e di strategie nelle relazioni con il Medio Oriente e la Federazione Russa».
«Per questo-comnclude-non possiamo che unirci all’appello lanciato da Papa Francesco domenica scorsa all’Angelus a “levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi” in Siria».

 

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