Infortunio in cava: “Potenziare rete sorveglianza nei cantieri”

(red.) Un altro infortunio sul lavoro è avvenuto mercoledì 19 giugno in una cava di marmo a Nuvolera (Brescia) dove lo smottamento di una parete rocciosa ha investito gli addetti intenti all’estrazione di marmo.
Mille metri cubi di materiale hanno seppellito il titolare dell’impresa e ferito il figlio dello stesso, travolto mentre stava operando su un escavatore.
Secondo notizie accertate si è trattato di uno smottamento di ampie dimensioni e solo per caso non c’è stata una strage.
Terminate le complesse operazioni di recupero del corpo, resterà alle forze preposte e alla magistratura di accertare cause, dinamiche e responsabilità per questa ennesima tragedia sul lavoro.
“In attesa che la giustizia faccia il suo corso vogliamo rilanciare”, si legge in una nota congiunta di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, “in tempi in cui assistiamo al ripetersi di piogge violente, segno evidente di un cambio climatico che sta moltiplicando i rischi di frane e smottamenti, la richiesta di un potenziamento reale dell’attività di sorveglianza nei cantieri, sull’applicazione delle norme e dei dispositivi di sicurezza”.
“E’ evidente come in un settore ad alto rischio di infortuni, popolato da piccole imprese non sempre dotate di dispositivi adeguati per lavorare in sicurezza, un solo addetto di Polizia Mineraria  preposto alla sorveglianza, non possa assolvere il compito  assegnato, per gli obblighi vigenti in materia”. “Gli infortuni”, concludono i sindacati, “vanno evitati adeguando con personale necessario gli enti e i servizi preposti, e aumentando le ispezioni; pena non dover assistere al ripetersi tragico di infortuni che possono essere evitati”.

Un altro infortunio sul lavoro è avvenuto stamane in una cava di marmo a Nuvolera (Bs) dove lo smottamento di una parete rocciosa ha investito gli addetti intenti all’estrazione di marmo.

Mille metri cubi di materiale hanno seppellito il titolare dell’impresa e ferito il figlio dello stesso, travolto mentre stava operando su un escavatore.
Secondo notizie accertate si è trattato di uno smottamento di ampie dimensioni e, per quel poco che al momento possiamo dedurre considerando la pericolosità dell’operazione cui erano intenti titolare, i due figli e tre operai, solo per caso non c’è stata una strage.

Terminate le complesse operazioni di recupero del corpo, resterà alle forze preposte e alla magistratura di accertare cause, dinamiche e responsabilità per questa ennesima tragedia sul lavoro.

In attesa che la giustizia faccia il suo corso vogliamo rilanciare, –  in tempi in cui assistiamo al ripetersi di piogge violente, segno evidente di un cambio climatico che sta moltiplicando i rischi di frane e smottamenti-, la richiesta di un potenziamento reale dell’attività di sorveglianza nei cantieri, sull’applicazione delle norme e dei dispositivi di sicurezza.

E’ evidente come in un settore ad alto rischio di infortuni, popolato da piccole imprese non sempre dotate di dispositivi adeguati per lavorare in sicurezza, un solo addetto di Polizia Mineraria  preposto alla sorveglianza, non possa assolvere il compito  assegnato, per gli obblighi vigenti in materia. Gli infortuni vanno evitati adeguando con personale necessario gli enti e i servizi preposti, e aumentando le ispezioni; pena non dover assistere al ripetersi tragico di infortuni che possono essere evitati.

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