Omr, polemiche tra Fiom Cgil e Fim Cisl

(red.) «Capiamo che per la Fim deve essere stato difficile riprendersi dal fatto che i lavoratori OMR hanno bocciato l’accordo che la direzione aziendale e la Fim avevano sottoscritto all’inizio del mese di settembre, ma citare addirittura gli anni 70 per giustificarsi ci sembra eccessivo, cosi come ci sembra sbagliato che un giornale abbia scritto che la Fiom ha esultato dopo l’esito del voto, cosa che non è avvenuta».
A dirlo, Francesco Bertoli, segretario Fiom Cgil Brescia. «A noi interessa illustrare i fatti che come sempre la Fim omette di far conoscere. La vertenza per il rinnovo del contratto aziendale di Omr dura da parecchio tempo e dopo ogni incontro si sono svolte le assemblee dei lavoratori unitarie. Negli ultimi mesi i lavoratori nelle assemblee unitarie hanno bocciato ben due ipotesi accordo e la Fim, la Fiom e le Rsu hanno sempre accettato il voto dei lavoratori e hanno in entrambe i casi ripreso la trattativa con la direzione. Alla fine del mese di luglio 2013 di fronte alla intransigenza dell’azienda, Fim, Fiom e Rsu arrivano a indire unitariamente due ore di sciopero sempre passando attraverso le assemblee dei lavoratori, a quel punto la direzione convoca un incontro».
Dopo quell’incontro la Fim e la direzione aziendale concordano un incontro per il 2 agosto, la Fiom viene avvisata dalla Fim con un sms. La Fiom, avendo già degli impegni per quel giorno, chiede lo spostamento dell’incontro che questa volta viene concordato da tutti per il 2 settembre. «Ma era già chiaro che la Fim e l’azienda avevano trovato una loro soluzione. In ogni modo il 2 settembre si svolge l’incontro che dura qualche ora e che si conclude con un verbale d’accordo sottoscritto dalla Fim e dalle Rsu, con la dichiarazione della Rsu della Fiom che avrebbe confermato la sottoscrizione se i lavoratori avessero votato a favore nel referendum. Pertanto la Fim e l’azienda scelgono di arrivare ad un accordo e non ad una ipotesi di accordo da sottoporre ai lavoratori. In quella data la Fim , la Fiom e le Rsu definiscono le assemblee per il giorno 13 settembre. La sera stessa la Fim cambia idea e sempre tramite messaggio telefonico comunica alla Fiom che svolgeranno le assemblee il giorno 4 settembre senza concordarle con nessuno e senza le 48 ore previste dal Contratto nazionale per la convocazione. La Fiom mantiene come concordato le assemblee per il giorno 13».
Nelle assemblee del giorno 4, con la presenza della sola Fim, viene presentato l’accordo che non è sottoposto al voto in quanto la Fim ritiene di avere avuto il mandato a concludere nelle assemblee precedenti. Nelle assemblee del giorno 13 presenti Fim e Fiom i lavoratori intervengono, anche animatamente, per contestare il metodo con il quale la Fim è giunta all’accordo e anche parte del contenuto dell’accordo. La Fiom e la propria Rsu in coerenza con quanto affermato e con quanto avvenuto in tutta la trattativa, nonché nel rispetto degli Accordi Interconfederali sottoscritti, sottopone al voto l’accordo che viene bocciato dai lavoratori.
«La Fim non può affermare che ha avuto il mandato dalle assemblee per firmare l’accordo, in sé discutibile, e che non vale viceversa il risultato negativo uscito dal voto perché ha votato una minoranza, in quanto la platea è la stessa. Pertanto se vale il mandato vale il voto, se non vale il voto non vale il mandato. La Fim ha cercato di avere un risultato da sbandierare sperando di ottenerlo nell’azienda del Presidente dell’Aib, semplicemente i lavoratori non lo hanno condiviso. La Fiom ha più volte indicato una soluzione per questa vertenza ma sia l’azienda, sia la Fim hanno preferito un ‘altra strada che non è stata condivisa soprattutto nel metodo dai lavoratori. A Brescia ancora una volta si è preferito cercare l’accordo separato coinvolgendo anche attori importanti, che si abbia da qui in avanti almeno la coerenza di riconoscere chi non vuole nuove relazioni sindacali e che rilancia su una nuova stagione di accordi separati. La Fiom continuerà con la propria linea sindacale confrontandosi con le aziende e con i lavoratori e chiedendo loro il voto prima di firmare gli accordi».

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