Cancro alla prostata, Comunità Bresciana finanzia progetto di ricerca

(red.) La Fondazione Comunità Bresciana ha recentemente finanziato un progetto destinato a valutare, nei pazienti con carcinoma prostatico, l’impatto della presenza e del numero di Cellule Tumorali Circolanti sulla sopravvivenza globale, sulla mortalità specifica della malattia tumorale e sulla probabilità di sviluppare una malattia metastatica.
Questo e gli altri progetti sostenuti confermano la fiducia che la Fondazione garantisce agli Spedali Civili di Brescia grazie al cui sostegno l’attività di ricerca vuol tendere all’ottimizzazione delle risorse e dei trattamenti e quindi della salute della collettività bresciana.
Il cancro della prostata rappresenta la più frequente neoplasia nel sesso maschile nel territorio bresciano e risulta una problematica rilevante sia dal punto di vista epidemiologico che dell’impatto in termini di salute pubblica e costo sociale.
Il carcinoma prostatico è il tumore più frequente nel maschio adulto e rappresenta il 20% di tutti i tumori diagnosticati oltre i 50 anni. In Italia, secondo una recente revisione pubblicata nel 2012 dall’Associazione Italiana di Oncologia (AIOM) e dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), l’ incidenza del carcinoma della prostata è in costante aumento negli ultimi anni ed è stimata pari a 36.000 nuovi casi nel 2012, 44.000 nel 2020 e 52.000 nel 2030, con un gradiente nord-sud (dove al nord i tassi di incidenza standardizzati sulla popolazione europea per anno si attestano a circa 110/100.000/anno rispetto a 59/100.000/anno al sud).
Dal registro tumori dell’ASL di Brescia, il numero di nuovi casi di carcinoma prostatico nel triennio 2004-2006 è stato pari a 2233. Il tasso di incidenza standardizzato sulla popolazione europea per anno, a Brescia, risulta simile al dato riguardante il nord Italia (pari a 115/100.000/anno, nel triennio 2004-2006) con un trend in progressivo incremento nell’ultimo decennio. La prostatectomia radicale e la radioterapia garantiscono le maggiori probabilità di guarigione in presenza di malattia precoce. I pazienti con diagnosi di carcinoma prostatico dopo terapia locale  vengono sottoposti, routinariamente, ad un monitoraggio seriato dell’ antigene prostatico specifico (PSA). Circa un quarto dei pazienti è destinato a manifestare un rialzo progressivo del PSA in assenza di segni di recidiva locale o a distanza documentabile con le tecniche di “imaging” più sensibili.
I pazienti in “progressione sierologica”, cioè che manifestano il rialzo progressivo del PSA, hanno una prognosi molto buona.  Essi ricevono presto o tardi un trattamento ormonale che determina una drastica riduzione dei livelli sierici di testosterone (deprivazione androgenica).
Il trattamento è notoriamente gravato da effetti collaterali a lungo termine come osteoporosi e rischio di fratture, obesità, malattie cardio-vascolari e depressione. Tali effetti collaterali hanno un impatto rilevante.
Nella gestione del paziente in progressione biochimica, è importante l’identificazione di nuovi marcatori prognostici e di efficacia di trattamento che possano aiutare a meglio caratterizzare prognosticamente la malattia e guidare la decisione del clinico nel scegliere meglio i pazienti a cui prescrivere la terapia ormonale e, nei casi avviati a tale trattamento, decidere in itinere se proseguire, interrompere o modificare la terapia  impostata .Tra i parametri prognostici  più promettenti vi sono le cellule tumorali circolanti (CTC). E’ noto come la presenza e il numero delle CTC in pazienti con malattia avanzata sia un segnale prognosticamente sfavorevole. Non solo, attraverso valutazione delle CTC si effettua altresì una sorta di “biopsia liquida” che consente di ritestare la biologia tumorale durante il trattamento in corso e nei controlli successivi al trattamento. Grazie al dosaggio delle Cellule Tumorali Circolanti è quindi possibile, con un semplice prelievo ematico, studiare le  interazioni tra il trattamento instaurato e la biologia della neoplasia allo scopo di capire i meccanismi attraverso i quali il trattamento è efficace ma anche i meccanismi con cui la cellula neoplastica sviluppa resistenza alla cura instaurata.
Il nuovo finanziamento verrà impiegato per studiare le Cellule Tumorali Circolanti in  un contesto clinico in cui vi è la maggiore necessità di avere informazioni prognostiche e conoscere la biologia della malattia in ogni singolo paziente. Lo studio coinvolgerà le Unità Operative di Oncologia Medica, Radioterapia, Urologia e il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale con la collaborazione del Centro Ricerca Emato Oncologica AIL (CREA) di recente acquisizione presso gli Spedali Civili.
L’indagine si effettuerà su pazienti selezionati e sarà fornita come attività non routinaria, inserita nel percorso assistenziale e multidisciplinare già attualmente in atto presso gli Spedali Civili di Brescia.
Considerando che l’incidenza del carcinoma prostatico nel territorio bresciano è pari a circa 800 casi/anno e che un quarto di questi presenterà recidiva biochimica, il numero complessivo dei pazienti bresciani beneficiari, per un periodo di studio di 12 mesi, è potenzialmente pari a 200.
Si ritiene tuttavia che una valutazione preliminare su 50 pazienti (pari al 25% della popolazione target) possa essere adeguata per una valutazione esplorativa del ruolo prognostico e predittivo delle CTC.
I risultati saranno oggetto di interesse per la comunità scientifica nazionale ed internazionale e saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche. Se questa sperimentazione preliminare confermerà l’importanza delle CTC in questo contesto clinico lo studio potrà estendersi ad una casistica più ampia e potrà fornire uno strumento in più per implementare e ottimizzare la gestione della patologia neoplastica prostatica, nella popolazione bresciana.

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