Brescia, Ordine degli Architetti in visita al metrobus

(red.) A distanza di due mesi dal debutto, il “Metrobus” si avvia a divenire una nuova abitudine nel “vivere” la città. Tecnica e innovazione applicati alla metropolitana hanno spinto l’Ordine degli Ingegneri di Brescia e Provincia alla visita ufficiale, il 9 maggio, alle strutture, al deposito, alle stazioni e alla Centrale Operativa, il “cervello” che garantisce l’affidabilità totale e ogni sorta di automatismo e sicurezza.
“Siamo felici che gli ingegneri bresciani, guidati dal presidente dell’Ordine, Marco Belardi, ci visitino”, ha sottolineato l’ing. Marco Medeghini, direttore generale di Brescia Mobilità, “e siamo convinti che toccare con mano e vedere con i propri occhi, per i tecnici, sia molto importante. Oggi l’opera è completa e sta funzionando dal 2 di marzo. Siamo soddisfatti. C’è stato un grande successo all’inaugurazione. Due settimane del cosiddetto ‘effetto Gardaland’, con i cittadini che rimanevano sui treni, avanti e indietro per cinque o sei volte”. ‘Effetto” simpatico e positivo che la dice lunga sul livello di gradimento di quest’opera. “Riteniamo che si possa e si debba ancora migliorare. Porteremo gli ingegneri a vedere il deposito e la parte manutentiva, aspetti che interessano parecchio i tecnici. Credo che quest’opera si inserisca appieno nel futuro di Brescia, la più piccola città europea e la prima in Italia con una linea completa di metropolitana leggera automatica su ferro in Italia. Un elemento, questo, che riporta (e in questo modo rilancia) la nostra città al suo passato fortemente innovativo, dal termovalorizzatore al teleriscaldamento. Brescia, esempio di intraprendenza tecnica e città dei servizi. Con gli ingegneri visiteremo il deposito”, ha aggiunto l’ing. Medeghini, “e il Centro di Controllo, perché la metropolitana leggera è automatica, senza guidatore, e quindi tutto, dalle stazioni ai treni, viene governato da un computer, da una sala di controllo dove ci sono degli operatori 24 ore su 24. Poi passeremo alle stazioni: quelle bresciane sono assolutamente particolari. Possiamo definirle stazioni “cattedrale”: ariose, grandi, luminose. Realizzate in questo modo per poter rispondere a due nostre forti esigenze progettuali: avere la luce dall’alto, per sentirsi quasi più in una stazione o un aeroporto che in una stazione sotterranea, e vedere tutto il percorso, dall’ingresso fino alla carrozza. La luce dall’alto porta tranquillità, serenità, evita la sensazione di claustrofobia, del sotterraneo, del buio. La visione del percorso che mi porta al treno significa controllare la situazione personale, significa sicurezza percepita, psicologica. Gli ingegneri avranno modo di vedere e apprezzare. Potranno analizzare le varie soluzioni adottate, per il treno, per le porte di banchina, anche questa una importante novità in tema di sicurezza. E ci sarà tempo anche per un po’ di storia della costruzione, da San Faustino, dove sono stati conservati e messi in vista i reperti ritrovati in corso di realizzazione, a Vittoria, con il basamento della torre e le modalità di scavo adottate. Visiteremo infine anche qualche parcheggio di interscambio”, elementi fondamentali per la funzionalità ed il successo dell’opera.

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