Benessere animale, incognite per il comparto suinicolo

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(red.) Le incognite delle nuove normative sul benessere animale pesano sulla filiera suinicola: da qui la volontà dell’Apa di Brescia di tracciare lo “stato dell’arte” sugli adempimenti previsti per il 2013 in un convegno, organizzato nei giorni scorsi nella sede bresciana dell’organizzazione in via Dalmazia. La presenza particolarmente elevata di produttori del settore ha dimostrato quanto sia diffusa la necessità di approfondire le novità apportate dalla nuova legislazione europea, che prevede la necessità di impegnativi adeguamenti nelle stalle necessari per non incorrere in sanzioni.
“L’iniziativa dell’Apa ha riscosso notevole interesse confermando che quello del benessere sarà senz’altro uno degli argomenti chiave dell’annata agraria 2013 – ha affermato il presidente dell’Apa di Brescia Germano Pè-. Ad essere particolarmente coinvolta è una filiera, quella suinicola, che ha in provincia di Brescia uno dei suoi principali poli produttivi, con oltre 1,4 milioni di capi allevati per un valore alla produzione che nel 2012 ha superato quota 230 milioni di euro”.
L’incontro bresciano, cui ha partecipato anche il presidente dell’Anas Andrea Cristini in qualità di moderatore, è partito illustrando le ultime novità sul decreto legislativo n. 122 del 7 luglio 2011: un provvedimento sul quale, ha detto il dottor Guerino Lombardi dell’I.Z.S.L.E.R. di Brescia, “vi sono già delle certezze ma anche numerosi punti in ombra sui quali si attende ancora chiarezza da parte della Commissione Europea istituita ad hoc”. Non è mancato un cenno alle sanzioni previste e ai criteri di valutazione in base ai quali un allevamento verrà considerato a norma, anche se di particolare interesse è risultato l’intervento di Giovanbattista Guadagnini, veterinario del S.A.T.A., che ha mostrato con alcuni pratici esempi come molti allevamenti possano essere modificati senza troppi costosi stravolgimenti al fine di rispettare pienamente le normative previste.
“Di normativa sul benessere si parla ormai da dieci anni, ma la sua entrata in vigore coincide con una fase in cui la suinicoltura è reduce da un periodo nero – spiega Andrea Cristini -. Purtroppo in una congiuntura di crisi come quella attuale, caratterizzata da mancanza di risorse e stretta creditizia, molte aziende non sono in grado di affrontare gli investimenti necessari per mettersi in regola. La richiesta è che le istituzioni concedano agli allevamenti un periodo di 12-24 mesi di tempo per realizzare i piani di adeguamento. Se al contrario si lasciasse campo libero alle sanzioni si finirebbe solo per penalizzare ulteriormente il comparto nazionale, causando la chiusura di molte aziende e mettendo seriamente a rischio la produzione di salumi made in Italy”.

 

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