A Brescia “Il mondo dell’Alzheimer spiegato ai bambini”

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(red.) Tornano gli appuntamenti con l’Alzheimer Cafè. Sbato 21 aprile, dalle 15 alle 17,30, nei locali messi a disposizione dalla Fondazione Brescia Solidale presso del Centro Diurno Integrato “Achille Papa” in via del Santellone 2 (quartiere Badia) a Brescia, riprenderanno gli incontri informali riservati ai malati di Alzheimer e ai loro familiari o caregivers, ma aperti a studenti, professionisti e a tutta la Cittadinanza, in cui, bevendo un caffè fumante e ascoltando della buona musica dal vivo è possibile dare informazioni e fare formazione offrendo a tutti l’opportunità di socializzare.
Ospite dell’incontro sarà la Dott.ssa Alessandra Colombo, Psicologa Gerontologica, che tratterà il tema del rapporto fra i bambini e i malati di Alzheimer.
Una famiglia che si trova a dover affrontare la malattia di Alzheimer deve riconsiderare, anzi ricostruire la propria vita e i rapporti con la persona malata sia dal punto di vista emotivo che da quello pratico.
Se nella stessa famiglia sono presenti dei bambini è importante considerare che spesso, anche su di essi, la malattia può avere un diverso impatto a seconda del tipo di legame e della frequentazione che essi hanno con il congiunto malato: tristezza, paura, rabbia, ma soprattutto confusione sono le possibili emozioni che possono travolgere un bambino che, da solo, non è in grado di decodificare i cambiamenti della personalità e del comportamento della persona cara e fargli provare una sensazione di completa perdita del familiare. Come aiutarlo quindi a comprendere ciò che sta accadendo al familiare senza fargli provare una sensazione di disagio e di completa perdita? Cosa fare in questa situazione? E’ sempre necessario dare spiegazioni? A queste e ad altre domande l’Alzheimer Cafè in programma cercherà di dare una risposta. Sarà forse possibile accorgersi come proprio i bambini abbiano qualcosa da insegnarci: parte della sofferenza legata all’Alzheimer deriva dal modo in cui noi adulti concepiamo l’identità degli individui e la relazione con loro: siamo infatti abituati a identificare le persone che conosciamo in base alle loro competenze cognitive, e per questo non le riconosciamo più; facendo come i bambini, invece, e rapportandoci ai malati in modo affettivo e diretto, vivendo il presente e il contatto emotivo, potremo accorgerci che la persona a cui vogliamo bene è sempre lì, pronta a prendere la nostra mano e a raccontarci una storia, magari un po’ strana e sconnessa, o a darci un bacio e riceverlo con il sorriso.

 

 

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