Musil, le premiazioni del concorso Roberto Gavioli

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(red.) Venerdì 30 Settembre presso il musil di Rodengo Saiano ha avuto luogo la premiazione della IV edizione del Concorso nazionale «Roberto Gavioli», riservato a documentari sul mondo dell’industria e del lavoro. La giuria, presieduta da Gian Piero Brunetta, ha insignito del primo premio l’opera «precariEtà», di Alessandra Marolla. Nelle motivazioni si legge come il documentario abbia «il merito di proporre una serie di voci lucide che, partendo dalle esperienze personali e rivendicando oltre al diritto al lavoro anche il diritto di sognare, sono capaci di raccontarsi senza piangersi addosso e di compiere riflessioni più generali con analisi che ci toccano in profondità».
Il secondo premio è andato a «Zingonia. Il miraggio», di Sandra Lebbolo, Sara Luraschi e Claudia Anita Radaelli. Di quest’opera la giuria ha apprezzato la capacità di raccontare il contrasto tra promesse passate e realtà presente e l’originalità della scelta «del tema di una città nata artificialmente e trasformatasi in parallelo alle modifiche delle strutture produttive», mostrando che «il problema della Zingonia di oggi è il risultato del faraonico progetto urbanistico-industriale di Renzo Zingone, che in qualche modo può essere considerato come uno degli ultimi botti dei fuochi artificiali del boom economico».
Il terzo premio è andato a «Non c’è più una majorette a Villalba» di Giuliano Ricci, in cui viene raccontato il declino di un paesino siciliano che ha perso in rapida successione il boss Vizzini e la vicinanza alla strada statale Catania-Palermo: «Si tratta così di un mondo perduto, di un paese postumo, in cui le lotte politiche di cui si parla sembrano episodi preistorici, ma ci aiutano a interrogarci sul presente».
Premio speciale della giuria, infine, per «Il capo (The chief)» di Yuri Ancarani, un documentario molto originale, già vincitore di importanti riconoscimenti in altre manifestazioni e che la giuria del Premio Gavioli ha apprezzato «per le qualità stilistiche, per il rigore, l’originalità nella capacità di raccontare il rapporto simbiotico tra uomo e macchina».

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