Legambiente: “Vi spieghiamo perché le certificazioni energetiche a Brescia restano farlocche”

Secondo l'associazione ambientalista edifici energivori, grazie a questo fattore di conversione generoso, pur consumando moltissimo, possono fregiarsi di una classificazione energetica elevata.

(red.) “In questi giorni il Parlamento sta approvando la legge di bilancio 2022”, si legge in un comunicato di Legambiente Brescia. “Grazie all’interessamento dei parlamentari bresciani, il governo ha recepito un emendamento che rende utilizzabile il fattore di conversione del teleriscaldamento in vigore al momento dell’introduzione del Superbonus 110% (per il teleriscaldamento di Brescia 0,24) risolvendo in questo modo il blocco, per i fabbricati bresciani allacciati alla rete di teleriscaldamento, all’accesso agli incentivi. Tutto bene ? Non del tutto. La modifica introdotta vale solo per le certificazioni energetiche convenzionali, vale a dire quelle utilizzabili solo nell’ambito del Superbonus. Per le certificazioni energetiche ufficiali, quelle per intenderci che sono obbligatorie per la compravendita delle abitazioni e per la loro locazione, continua a valere il fattore di conversione dichiarato alla fine del giugno scorso da A2A, cioè il coefficiente 0,12″.

“Da quando la norma ha stabilito che il valore 1, fissato per tutte le reti di teleriscaldamento italiane, doveva essere sostituito dal valore dichiarato dall’azienda erogatrice del servizio, si è assistito ad una progressiva riduzione di quel valore che è indice di ‘rinnovabilità’ dell’energia termica prodotta e messa i rete”, prosegue il documento. “Se è vero che la certificazione del fattore di conversione è a carico di una società terza, ‘RINA’ nel caso di A2A, è pur vero che i ‘dati’ alla base del calcolo sono forniti da A2A. La soluzione del problema ed il risultato finale, come ci insegnano alle elementari, dipende dai dati di ingresso quindi il risultato è predeterminato da A2A stessa. Abbiamo chiesto da tempo ad A2A di rendere pubblici i dati di ingresso in modo da dimostrare il livello di rinnovabilità dell’energia termica distribuita ai fabbricati bresciani. Al momento noi (ed i cittadini bresciani) non abbiamo avuto risposta”.

“Come abbiamo già sostenuto in varie occasioni”, prosegue Legambiente Brescia, “il problema è di una gravità estrema perché edifici energivori, grazie a questo fattore di conversione generoso, pur consumando moltissimo, possono fregiarsi di una classificazione energetica elevata (ad esempio la B al posto di G) solo per il fatto di essere collegati alla rete del teleriscaldamento cittadino. Ricordiamo che il 70% degli immobili presenti in città è collegato alla rete del teleriscaldamento quindi è un problema che riguarda gran parte del patrimonio immobiliare bresciano! È evidente la stortura che ciò comporta a livello del valore commerciale degli immobili e di mancanza di propensione ad effettuare interventi di riqualificazione energetica. L’ acquirente o il locatario potrebbero essere invogliati all’acquisto/locazione di un immobile, con una buona classificazione energetica, salvo scoprire, a posteriori, che i reali consumi possono essere anche 10 volte superiori a quanto risultante dall’APE ufficialmente!”.

“La modifica introdotta nella legge di bilancio”, conclude la nota, “avrebbe potuto/dovuto risolvere questo problema che tanto o poco interessa tutte le reti di teleriscaldamento in Italia, riportando all’obbligo di utilizzo di un fattore di conversione unico nazionale… Almeno in attesa di una variazione del sistema di certificazione energetica che evidentemente ha mostrato i propri limiti. È un’occasione persa. Speriamo che i politici bresciani, a tutti i livelli, e le associazioni di categoria non si limitino al risultato ottenuto, ma si impegnino per riportare serietà al sistema di certificazione energetica dei fabbricati”.

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