Gavardo, il depuratore? “Anche la Soprintendenza dice no”

Il sindaco valsabbino Davide Comaglio ribadisce che anche l'ente pubblico che tutela i beni paesaggistici ed architettonici ha relazionato "contro" il maxi collettore.

(red.) Il maxi impianto di depurazione delle acque reflue del Garda non può essere fatto a Gavardo.
A dirlo, non sono i “soliti noti” (cittadini, comitati e sindaci) che si battono per non fare realizzare il collettore delle acque reflue sul fiume Chiese, ma la Soprintendenza per i beni archeologici e culturali.
Ad annunciarlo è stato Davide Comaglio, primo cittadino della città valsabbina, sottoscrittore, tra gli altri colleghi, di un ricorso al Tar contro i futuri depuratori sul fiume Chiese (Gavardo e Montichiari).

Come ha spiegato Comaglio, che si batte con forza contro il depuratore, che ha ottenuto l’imprimatur del Mite, il Ministero per la transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani, l’ente culturale ha espresso la propria opinione in merito all’aera dove dovrebbe sorgere l’infrastruttura, localizzata in “un ambito costituito esclusivamente da elementi naturali, tra i quali la fascia vegetazionale della sponda fluviale. Si ritiene già in questa fase notevole l’impatto paesaggistico dell’opera, dal momento che costituisce un elemento di intrusione di notevole entità in un contesto che andrebbe invece preservato”.

Le osservazioni della Soprintendenza hanno portato anche ad ipotizzare uno spostamento dell’impianto sulla sponda opposta del Chiese, dove, tuttavia, avrebbero dovuto essere abbattute alcune abitazioni, ipotesi poi scartata per la complessità delle procedure.
Ecco però che la Soprintendenza ha anche rimarcato come “i territori coinvolti sono ad alto rischio archeologico, in quanto già interessati da numerosi, diffusi e consistenti ritrovamenti di età preistorica, romana e medievale. La documentazione relativa al progetto di fattibilità finora prodotta – fa notare – è incompleta e non consente a questo ufficio di esprimere il parere di competenza per quanto riguarda il profilo di tutela. Al fine di evitare fermo lavori, rallentamenti e modifiche anche sostanziali e costose a opere già iniziate, si richiede pertanto di attivare prontamente la procedura di valutazione del rischio archeologico, così come previsto dalla normativa vigente”.

Una pedina che i sindaci del Chiese vogliono muovere per corroborare la netta contrarietà al depuratore, contro cui si sta battendo anche la “Federazione del tavolo delle associazioni che amano il Fiume Chiese e il lago d’Idro”, la quale ha indetto, per il prossimo mercoledì, a Milano, un incontro con l’assessore Foroni. Mentre giovedì alle ore 20,15 nell’Auditorium comunale di Sabbio Chiese, si terrà una riunione aperta della Federazione delle associazioni per il fiume Chiese.

 

 

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