Anche Brescia coinvolta nell’indagine calabrese sul traffico di rifiuti

Condotta dai  Carabinieri del Gruppo Forestale di Reggio Calabria ha portato ordinanze di custodia cautelare personale a carico di 29 persone e al sequestro preventivo di cinque società. Coinvolto un autotrasportatore della Bassa.

(red.) C’è anche Brescia in una grossa indagine condotta dai  Carabinieri del Gruppo Forestale di Reggio Calabria che ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare personale a carico di 29 persone e al decreto di sequestro preventivo per cinque società operanti nel settore dei rifiuti emessi dal Gip del tribunale di Reggio Calabria per associazione di tipo mafioso, disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni, estorsione, ricettazione, peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violazione dei sigilli e danneggiamento aggravato. L’operazione “Mala Pigna” è stata condotta nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Brescia e Monza-Brianza. Con 9 persone in carcere, 10 ai domiciliari, altri 9 destinatari di obbligo di dimora e 1 con presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria.

La parte bresciana dell’inchiesta interesserebbe un’azienda di trasporti della Bassa della quale è titolare un calabrese di 60 anni residente nella nostra provincia. Secondo l’accusa, tra il 2017 e il 2018 l’uomo avrebbe trasportato in numerose occasioni illegalmente con il suo camion  rifiuti speciali dalla nostra provincia a una delle società della provincia di Reggio Calabria che sotterravano i rifiuti nei terreni agricoli della zona. L’uomo è ora sottoposto all’obbligo di dimora.

Stando alla ricostruzione dei magistrati della Dda, molte delle attività illecite ruotavano attorno alla ditta Delfino srl, società in confisca definitiva sin dall’anno 2007 in quanto oggetto di un procedimento di prevenzione attivato nei confronti della famiglia Delfino alla fine degli anni Novanta, sull’assunto che Rocco Delfino e i fratelli gravitassero nella galassia della famiglia ‘ndranghetistica dei Molè.
Secondo le indagini, la società confiscata Delfino srl era ancora attiva sul mercato e faceva da schermatura per le attività illecite dei fratelli Delfino, con il concorso attivo dei coadiutori e degli amministratori designati dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nonché di professionisti (avvocati, consulenti, commercialisti ed ingegneri ambientali) che prestavano attività per la società, ma sotto la direzione e l’influenza dei Delfino.

Le indagini hanno riguardato anche lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, attraverso l’interramento nel suolo. Autocarri aziendali partivano carichi di rifiuti speciali come Car Fluff (rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle autovetture) e seppellivano in terreni agricoli grossi quantitativi di rifiuti, anche a profondità significative. Gli accertamenti hanno scoperto anche l’interramento di altri materiali, come fanghi provenienti presumibilmente dall’industria meccanica pesante e siderurgica. I terreni agricoli sono risultati gravemente contaminati da sostanze nocive con valori fino al 6000% (seimila per cento)oltre il limite previsto con il pericolo di contaminazione anche della falda acquifera sottostante.

Le indagini sono state avviate nell’anno 2017 dopo un sopralluogo eseguito presso la sede della Ecoservizi srl, ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica nella zona industriale del Comune di Gioia Tauro (Rc) e gestita dalla famiglia Delfino, da decenni attiva nel settore e ritenuta collegata alla cosca Piromalli. La società, nonostante fosse oggetto dei provvedimenti di sospensione dell’autorizzazione al trattamento dei rifiuti e di cancellazione dall’albo nazionale dei Gestori ambientali, era al centro di un’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali di natura metallica, con base operativa a Gioia Tauro e con proiezioni sul territorio nazionale e internazionale, anche attraverso aziende intestate a soggetti terzi ma riconducibili alla diretta influenza della famiglia Delfino, quali la società Mc Metalli srl e la ditta Cm Servicemetalli srl.

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