Piano cave provinciale, le osservazioni di “Calcinato in Patto 2.0”

(red.) “A seguito della pubblicazione della proposta di nuovo Piano Cave provinciale, come gruppo Calcinato In-patto 2.0 siamo a presentare le nostre osservazioni”. Così inizia una nota inviata alla Provincia di Brescia e firmata dai consiglieri municipali di Castegnato Vincenza Corsini, Vania Gobbetto, Laura Maffazioli, Alessandro Moratti Freschi, Annamaria Pennati. “Il Piano in questione è uno degli strumenti più significativi che andrà ad impattare la gestione urbanistica dell’intero territorio provinciale, anche in virtù delle politiche ambientali che lo stesso Piano Cave sottende. Per questa ragione, ben consapevoli anche della qualità riconosciuta ai materiali che vengono escavati nel nostro territorio, in cui si prevede ancora una volta un forte concentrazione di volumetrie su soli due ambiti estrattivi, abbiamo deciso di lavorare su proposte di buon senso, cercando di tener conto di tutte le parti in causa e di tutti gli interessi in gioco”.

“Prima di entrare nella descrizione tecnica di quanto andiamo a proporre”, prosegue il documento, “vorremmo effettuare un breve excursus circa la storia e lo stato di salute del nostro territorio: una disamina necessaria per comprendere lo spirito con il quale ci siamo approcciati a questo lavoro. Calcinato vive da anni in una situazione di stress ambientale, che trova la sua origine nelle scelte effettuate negli ultimi quarant’anni: con l’apertura di discariche di rifiuti solidi urbani, vista
come soluzione per riempire il buco lasciato da una cava dismessa, si è di fatto inaugurata una stagione in cui il binomio cava-discarica è diventato indissolubile, tanto da rappresentare almeno fino ad oggi l’unico metodo per vedere chiusa una cava”.
“A quella prima discarica di RSU sono poi seguite altre discariche, con caratteristiche diverse in tema di conferimento rifiuti: una di rifiuti speciali non pericolosi e un’altra di inerti. Queste discariche non sono cattedrali nel deserto, ma insistono su un territorio che registra la presenza nelle zone limitrofe di tante altre discariche, quali per esempio la Ex-Faeco (oggi Green Up) a Bedizzole, sul confine con Ponte San Marco, e le altre presenti sul territorio di Montichiari, nella frazione di Vighizzolo, confinante ancora una volta con il nostro Comune. Poco lontano trovano la loro sede anche altri impianti impattanti, pensiamo per esempio alla Italcementi a Rezzato”.

“Tornando a Calcinato”, si legge ancora nella nota di Calcinato In-patto 2.0, “ricordiamo che a breve cominceranno i lavori per l’ampliamento della discarica di rifiuti non pericolosi Gedit, un ampliamento che è stato autorizzato nonostante l’impatto andasse a sforare il cosiddetto fattore di pressione. I ricorsi contro tale procedura sono stati perdenti, in quanto l’iter di autorizzazione e valutazione è iniziato prima dell’approvazione della normativa relativa all’indice di pressione, ma è indubbio che si tratterà di un nuovo elemento impattate sul nostro territorio. Inoltre non dimentichiamo che la frazione di Calcinatello ospita una attività di trattamento gessi e fanghi che ha creato e crea molti disagi tra odori molesti e viabilità con mezzi pesanti, tanto che sono stati attivati due monitoraggi odorigeni ai sensi della DGR 3018, per volere dell’amministrazione comunale. E’ inoltre in corso un nuovo iter di autorizzazione per un impianto di recupero FORSU nel Comune di Bedizzole, sul confine con Calcinato: qualora venisse autorizzato dalla Provincia, sarà un nuovo elemento di impatto (per viabilità pesante e problematiche odorigene) che insisterà sul nostro territorio”.
“Per completare il quadro, rammentiamo che il nostro Comune è attraversato da est a ovest dall’autostrada A4, dalla tangenziale Brescia-Verona, dalla linea ferroviaria storica oltre ai cantieri che oggi tracciano la linea Tav, cantieri che opereranno per circa 7 anni sul territorio comunale”.

“Ora, con in questo contesto di questo tipo, la via più semplice sarebbe stata quella di chiudere il nostro territorio a qualunque nuovo impianto o proposta: al motto ‘abbiamo già dato!’”, scrivono Vincenza Corsini, Vania Gobbetto, Laura Maffazioli, Alessandro Moratti Freschi, Annamaria Pennati. “Abbiamo invece cercato di fare uno sforzo, lavorando a proposte – di buon senso – che tengano conto di tutti i fattori in gioco: dagli operatori del settore alla salute del nostro territorio, migliorando dove possibile o chiedendo mitigazioni dove non fosse possibile cambiare”.

Proposta Osservazioni ATE g26a e g26b
1) Per quanto concerne le volumetrie degli Ambiti estrattivi ATE g26a e g26b si chiede che i volumi già autorizzati agli operatori non ancora estratti vengano sottratti da quelli previsti dalla proposta di Piano.
2) Si richiede per gli ATE g26a e g26b che al termine dell’attività estrattiva avvenga recupero ad uso naturalistico (rinaturazione)/recupero ad uso agricolo/recupero ad uso ricreativo e a verde pubblico attrezzato, prevedendo che l’eventuale riuso agricolo proposto debba essere vincolato all’esercizio di tecniche colturali compatibili con la vulnerabilità delle nuove situazioni di prossimità alla falda acquifera. A titolo esemplificativo dovrà essere vietato l’impiego di fanghi di depurazione, gessi, digestati e simili.
3) Si richiede per gli ATE g26a e g26b che il recupero preveda la rinaturazione lungo tutto il perimetro del bacino tramite filari ad alto fusto ed essenze autoctone da effettuarsi a carico dell’azienda cavatrice prima dell’avvio dell’attività estrattiva e che venga proposto, da parte delle aziende cavatrici, un intervento di recupero ambientale compensativo extra-ambito di superficie pari almeno ad almeno il 15% dell’area complessiva dell’ATE. Tale intervento deve realizzarsi anch’esso prima dell’inizio dell’attività estrattiva. Per questo si richiede che il rilascio delle nuove autorizzazioni sia subordinato alla presentazione di specifica documentazione che attesti la messa a dimora di tutto il verde perimetrale e la realizzazione dell’intervento extra-ambito.
4) Si richiede, relativamente alle singole cave appartenenti agli ATE g26a e g26b, che l’operatore interessato, suddivida lo scavo in lotti predefiniti e che, prima della richiesta di apertura di un nuovo fronte di scavo, abbia completato e recuperato quello in essere. Il fronte di scavo dovrà avanzare quindi per lotti finiti e recuperati, mentre le riserve dovranno essere individuate in modo che tutte le aree scavate siano completate.
5) Si richiede per quanto concerne, sempre sugli ATE g26a e g26b, essendo le aree in prossimità degli stessi spesso oggetto di abbandono rifiuti, che le ditte provvedano all’individuazione delle aree perimetrali potenzialmente oggetto di tali abbandoni ed effettuino costante monitoraggio anche con sistemi di videosorveglianza e/o installazione di fototrappole a carico delle ditte cavatrici in collaborazione con la Polizia Locale. Si richiede inoltre che le ditte cavatrici garantiscano corretta manutenzione e pulizia delle aree pertinenti agli ambiti.
6) Si richiede per l’ATE g26b la messa in sicurezza a carico della ditta cavatrice della viabilità dall’uscita della cava fino all’intersezione con via Vighizzolo, realizzando l’ampliamento della carreggiata al fine di garantire la presenza di due corsie di marcia.

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