Basta Veleni: a Brescia le centraline suonano la sveglia per l’aria che respiriamo

Uno studio dimostra quanto respirare le particelle fini comprometta la nostra salute. Possono diventare veicolo di contagio del Sars-coV-2

(red.) “I dati pubblicati venerdì sul sito di Arpa Lombardia (riferiti a giovedì), purtroppo, fanno nuovamente ripiombare Brescia nel baratro della peggior aria che da inizio anno respiriamo con percentuali di veleni elevatissime e con le centraline attestanti la  qualità già fuorilegge o quasi, secondo i parametri stabiliti dall’Unione Europea dei 35 giorni nell’arco dell’anno che, se non rispettati, ci porterebbero anche a rischio di pesanti sanzioni”, informa una nota del gruppo di lavoro sull’aria del Tavolo Basta Veleni. “Parliamo di concentrazioni elevate che si riferiscono agli inquinanti presenti in atmosfera, in particolare, per quanto riguardano le particelle sottili che – non ci stancheremo mai di ricordare – sonoi letali per la salute, soprattutto per le persone più fragili, bambini ed anziani”.

Il Pm10 registrato giovedì 11 marzo dalle centraline Tartaglia (72) Broletto (60) Sereno (70) Rezzato (89) e Sarezzo (52) è stato oltre il limite di 50 microgrammi per metro cubo d’aria stabilito dall’Unione Europea, mentre quello dei Pm2,5 SanPolo (50) Broletto (40) Sereno (48) è stato ben superiore al tetto di 10 fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

“Questo avviene anche grazie all’alta pressione che favorisce nei mesi invernali maggior concentrazione e il diffondersi in atmosfera degli inquinanti”, prosegue la nota. “Proprio anche in ragione di questo particolare e prevedibile fenomeno atmosferico, dovrebbero già essere predisposti ad ogni inizio d’anno precisi piani di attuazione di interventi di contenimento delle emissioni da parte delle i stituzioni locali, in sinergia fra loro, per garantire e proteggere la salute prevenendo i rischi legati al degrado ambientale prima di interventi di cura decisamente più importanti per gravità. Ebbene, se questa dovrebbe essere la prassi più ragionevole ed appropriata per avviare significative azioni tese a facilitare la prevenzione prima della malattia, non pare proprio questo un argomento di attenzione, sensibilità e responsabilità delle autorità competenti, che sembrano più attente a proteggere interessi economici consolidati, da sempre indifferenti alle tutele ambientali e della salute pubblica, in nome del profitto e di convenienze politiche”.

Basta Veleni, inoltre, informa che uno studio portato avanti da Mauro Minelli, immunologo e visitor professor di immunologia clinica nell’Università di studi Europei “J.Monnet”, con la Antonella Mattei, ricercatrice di Statistica Medica presso il Dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università dell’Aquila, sostiene che l’esposizione al PM2.5 (comunemente definite polveri sottili) fa sviluppare al corpo umano la proteina ACE2 che “diventa una sorta di serratura per il virus e soprattutto per la sua azione nociva sull’organismo”. Per questo in altre zone inquinate d’Italia, come Taranto, ma con bassi livelli di PM2.5, la diffusione non è stata così massiccia come in Lombardia e Veneto, dove invece questi livelli sono più alti.

La proteina che protegge l’organismo dai danni delle polveri sottili (precisamente il PM2.5) è la stessa che favorisce l’azione dannosa del Sars Cov-2, sostiene lo studio, dove si afferma che non è l’inquinamento atmosferico generalmente inteso una delle cause della maggiore incidenza dell’infezione sulla popolazione mondiale, ma gli effetti dell’esposizione delle persone al PM2.5, cioè un mix di polveri sottili prodotte da industrie, veicoli e altre sorgenti, con particelle dal diametro inferiore o uguale a 2,5 micron, cioè millesimi di millimetro. Il lavoro di Minelli e Mattei ha approfondito il legame associativo tra i tassi d’incidenza Covid-19 e due inquinanti ambientali rappresentati, oltre che dal PM2.5, anche dal biossido d’azoto (NO2), correlati a due ulteriori fattori: l’indice di vecchiaia e la densità di popolazione.
Un dato inequivocabile di come il nostro corpo sia a diretto contatto quotidiano con queste particelle fini che compromettono la nostra salute fino a diventare facile veicolo di contagio del SARS-coV-2.

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