Accordo per la Caffaro, diffida per la società che vuole lasciare prima

Ieri dalla video conferenza è emerso che la battaglia legale prosegue per punire chi ha inquinato il sito.

(red.) Per capire la portata storica, per Brescia, della firma apposta ieri, giovedì 5 novembre, in streaming sull’accordo di programma per la bonifica e la messa in sicurezza della Caffaro basti pensare che alla conferenza non è voluto mancare nemmeno il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E lo stesso premier, con un sorriso, non ha mancato di dire ai collegati in video, a partire dal sindaco Emilio Del Bono, di voler tornare in città di giorno, dopo la visita notturna che aveva fatto nel periodo della prima ondata da nuovo coronavirus. In ogni caso, la notizia è che c’è un accordo di programma per mettere mano, con i primi 85 milioni di euro sbloccati, ai 270 ettari di terreno avvelenato.

E in video conferenza c’erano anche i sindaci di Castegnato Gianluca Cominassi e di Passirano Francesco Pasini per alcune aree ambientali, come la Pianera, interessate dallo stesso ambito ambientale. Dall’incontro di ieri non è arrivata solo la firma, ma anche altre indicazioni. Per esempio, il fatto che prosegue la battaglia legale contro le società che hanno prodotto l’inquinamento alla Caffaro. Su questo fronte ci sono quattro tribunali coinvolti nei quali lo Stato si è dichiarato parte civile e nel frattempo è stata condannata in appello solo la LivaNova. Dalla conferenza di ieri è anche emerso che si chiederanno i danni a favore dei cittadini che hanno subito questa situazione ambientale.

Sul fronte del destino dei 54 lavoratori della Caffaro, oltre al tavolo avviato dal Comune di Brescia, anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha voluto rassicurare sul fatto di volerli valorizzare. Ma i riflettori sono accesi anche sulla società che ha dichiarato di voler lasciare il sito già a marzo 2021 rispetto alla fine di quell’anno. “Stiamo diffidando la società, invitandola a dettagliare meglio la sua iniziativa – dicono dal Ministero dell’Ambiente – l’azienda non può andarsene così, ci sono degli impegni che vanno rispettati e il mantenimento della barriera è uno di questi”. Tanto che sulle modalità con cui la Caffaro sta lasciando il sito è stata anche lanciato una segnalazione alla procura.

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