Brescia e rifiuti, A2a: “Agito in piena regolarità“

Una nota del gruppo commenta la richiesta del procuratore Raimondi di interdire l'attività per quella che ha chiamato alla Camera come "terra dei fuochi".

(red.) Non fare di tutta l’erba un fascio. Per questo motivo “Brescia non è la terra dei fuochi, ma quella dell’economia circolare”. Lo dice il vicepresidente dell’Associazione Industriale Bresciana con delega ad Ambiente e Sicurezza Enrico Frigerio dopo le rivelazioni del procuratore aggiunto Sandro Raimondi in commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti a Montecitorio. In quell’occasione si parlava dell’indagine secondo la quale diverse ecoballe non trattate in modo preventivo in Campania, avrebbero raggiunto il nord Italia e sarebbero finite tra il termovalorizzatore di Brescia gestito da A2a e ad Alessandria. Tanto che il magistrato, durante l’udienza in camera di consiglio a Brescia, ha chiesto al giudice di interdire in modo temporaneo l’attività di A2a o di bloccare i contratti pubblici con le amministrazioni.

Di fronte a questo scenario, il braccio destro del leader Giuseppe Pasini degli industriali bresciani, Frigerio, ha chiesto un incontro tecnico con tutte le istituzioni per valutare il problema e risolverlo. Nel frattempo, il presidente della Provincia Pier Luigi Mottinelli ha sottolineato che alla fine di ottobre si ritroverà la Consulta dell’Ambiente tra i vari organi e per parlare proprio di rifiuti. Ma in Broletto si sta valutando anche una cabina di regia tra Provincia, Regione Lombardia e il ministero dell’Ambiente per monitorare l’intero territorio bresciano. E nella vicenda è intervenuta anche A2a con una nota per respingere ogni accusa, fermo restando che tutti si affidano alla giustizia. “In relazione al procedimento, A2A Ambiente ha rappresentato al giudice la propria estraneità a qualsiasi condotta illecita – scrive il gruppo.

Premesso che il termovalorizzatore di Brescia ha trattato esclusivamente rifiuti che era autorizzato a valorizzare energeticamente, la società ha evidenziato come il presunto omesso trattamento dei rifiuti da parte di altri soggetti, prima del conferimento al termovalorizzatore di Brescia, avrebbe comportato non un vantaggio ma un danno economico per la stessa A2A Ambiente. E’ inoltre importante sottolineare che il presunto mancato trattamento, che doveva precedere il conferimento, non ha avuto alcun riflesso ambientale. Nell’ambito del procedimento, che comprende una pluralità di soggetti (persone fisiche e giuridiche), gli addebiti rivolti alla società riguardano lo smaltimento, negli anni 2014 e 2015, di circa 10 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi di origine
urbana (non dunque le ecoballe) che sarebbero stati conferiti senza il preventivo trattamento.

A2A Ambiente, società con circa 800 dipendenti – continua la nota – tratta oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno in impianti di recupero di materia e di energia che rappresentano un’eccellenza nel panorama nazionale della gestione dei rifiuti. I trattamenti avvengono in impianti che applicano le migliori tecnologie disponibili sul mercato, grazie anche agli interventi di miglioramento delle performance costantemente messi. A2A Ambiente, da sempre attenta al rispetto della legalità e sensibile alle tematiche ambientali, esprime piena fiducia nell’operato della magistratura ed auspica che quanto prima venga chiarita la propria posizione – termina la nota – di assoluta estraneità rispetto a qualsiasi ipotesi di reato e/o di illecito amministrativo”.

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