Rifiuti tra metalli, Montini in silenzio dal gip

Non ha risposto alle domande del giudice uno dei sei arrestati (l'unico in carcere) per l'inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti inquinanti.

(red.) Sono iniziati gli interrogatori nei confronti dei sei arrestati (dodici indagati in tutto) da parte dei carabinieri del Ros nell’ambito dell’operazione che ha portato alla scoperta di rifiuti inquinanti tra gli scarti ferrosi lavorati nelle aziende inconsapevoli. Il primo a essere sentito è stato l’imprenditore Roberto Montini, l’unico finito in carcere e dipendente della bresciana Nicho Srl di Sabbio Chiese, sotto sequestro.

I militari avevano agito tra le province di Brescia, Bergamo e Verona scoprendo che due aziende bresciane erano coinvolte appieno nell’organizzazione. Realtà che raccoglievano scarti inquinanti per poi infilarli tra i metalli e destinarli alla lavorazione da parte delle acciaierie. Roberto Montini sarebbe stato uno dei capi del sodalizio che avrebbe interrato scarti di acciaierie contaminati da pcb e idrocarburi.

Con gli altri cinque arrestati (il figlio Nicholas, Rudi Tonni, Floriano Borra, Angelo Carugati e Maurizio Visinoni) è accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi e inquinamento ambientale. Ma Montini di fronte al giudice delle indagini preliminari si è avvalso della facoltà di non rispondere. In ogni caso l’attività della procura va avanti per capire il livello di inquinamento del terreno nella zona della Nicho. A due passi dal fiume Chiese.

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