Inceneritore e biomasse, “imbroglio svelato”

Ruzzenenti: "A2A per 10 anni ha raccontato di tener separata la terza linea dal resto. Ora, dalla relazione, ci viene dimostrato che facevamo bene a dubitare".

(p.f.) Letta la relazione presentata da A2A per il rinnovo dell’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, il coordinamento dei comitati ambientalisti Lombardia ha preso carta e penna per presentare le sue osservazioni a Regione, Arpa, Comune e Provincia di Brescia.
“Nella relazione, A2A si è tolta la maschera”, spiega l’ambientalista Marino Ruzzenenti, del comitato Cittadini per il riciclaggio, “per circa 10 anni ha raccontato la favola per cui la terza linea funzionava a biomasse. Noi abbiamo sempre detto che non era vero, che erano rifiuti speciali. Per contrabbandare questo imbroglio aveva messo un muro separatore tra i rifiuti di prima-seconda linea e la terza. Nella relazione viene confermato quanto sapevamo già, ovvero che questo separatore è stato abbattuto”.
A2A chiede dunque ora l’autorizzazione a bruciare 800 mila tonnellate su tre linee, senza più distinzioni tra rifiuti urbani e speciali e biomasse (parola, questa, che non viene mai usata nella relazione) e senza un’indicazione del limite dei rifiuti speciali stessi. “Qui si pongono problemi, perché i rifiuti urbani della provincia da smaltire sono, alla data attuale, 350.000 tonnellate annue. Quindi, già ora, Brescia importa circa 300-350 mila tonnellate di rifiuti speciali per arrivare a 800 mila. La terza linea era sempre stata giustificata per le biomasse. Ora che la società ammette che non ci sono più, noi diciamo che dovrebbero essere autorizzate 500 mila tonnellate complessive, con un ulteriore vincolo massimo di 150mila tonnellate di rifiuti speciali”.
Un limite che, secondo gli ambientalisti, deve restare fermo altrimenti, se i bresciani iniziassero a fare la raccolta differenziata riducendo i rifiuti urbani, l’azienda potrebbe aumentare il quantitativo di quelli speciali da bruciare. Il Coordinamento chiede poi attenzione anche alla tipologia di rifiuti speciali da autorizzare, con un occhio per quelli con codice a specchio (pericolosi/non pericolosi), problematici nella gestione per le emissioni, per i quali l’Arpa deve effettuare periodicamente controlli a campione. “Inoltre, chiediamo che siano vietati i rifiuti facilmente recuperabili attraverso il riciclo, come imballaggi di carta e cartone, materiali plastici, imballaggi in legno, che invece A2A vorrebbe far finire nell’inceneritore”.
Secondo gli ambientalisti, dunque, l’autorizzazione, così com’è stata richiesta, non può passare, anche alla luce delle condanne dell’Unione Europea per i superi di Pm10 e della recente indicazione da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro che, il 16 ottobre, ha spiegato che le Pm10 verranno inserite tra gli inquinanti sicuramente cancerogene per l’uomo. “In questo contesto”, prosegue Ruzzenenti, “mi sembra sia un crimine autorizzare un impianto non necessario come la terza linea, che è responsabile delle emissioni nell’aria di Brescia di qualche centinaia di tonnellate di sostanze e composti che sono precursori delle Pm10. In questo contesto potrebbe assumere profili di responsabilità anche penale autorizzare la parte inutile impianto”.
Per sapere il responso della Regione, bisognerà aspettare ancora, visto il rinvio della Conferenza dei servizi in cui si discuterà la richesta di A2A, che sliterrà probabilmente a gennio. Nel caso in cui ci fosse l’autorizzazione, il Coordinamento assicura che partirà  l’esposto alla Procura. “Non gliene faremo passare più neanche una”, ha concluso Imma Lascialfari, presidente del Coordinamento.

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