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Ex operaio della Caffaro perde ricorso e pensione

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EX OPERAIO
CAFFARO
PERDE RICORSO
E PENSIONE



(red.) "La neoplasia del signor Pogliaghi non è causata dal Pcb". Così Francesco Bonaccorso, responsabile sanitario dell'Inail di Brescia, ha risposto a un articolo pubblicato nei giorni scorsi sulle pagine del quotidiano il Brescia che – affrontando il tema delle malattie professionali – raccontava la storia di Celestino Pogliaghi, pensionato bresciano, divenuto oggetto di un'interrogazione parlamentare dopo che la sua domanda di riconoscimento della malattia professionale è stata rigettata dall'Inail bresciana.
Riportiamo per intero l’articolo firmato da Silvana Salvadori.

Il pensionato, oggi ultrasettantenne, ha lavorato per quasi trent'anni negli stabilimenti della Caffaro, l'azienda da anni nell'occhio del ciclone ambientalista per aver inquinato con il Pcb diverse zone di città e provincia.
Pogliaghi è passato quasi indenne attraverso tre ictus, un infarto e un tumore al cervello, e nel suo sangue è stata rilevata dall'Asl una presenza di Pcb tre volte superiore al limite consentito. I suoi due figli maschi, nati dopo la sua assunzione nello stabilimento cittadino, oggi risultano sterili. Tra febbraio e marzo di quest'anno, il pensionato ha chiesto che l'Inail gli riconoscesse l'invalidità professionale in riferimento al tumore al cervello di cui era stato operato diversi anni fa.
La risposta dall'Inail è arrivata secca e rapida: «La neoplasia cerebrale di cui è stato affetto il signor Pogliaghi non risulta correlabile non solo al Pcb al quale è stato esposto nel corso della sua vita lavorativa, ma a nessun altro rischio lavorativo di cui lo stesso è risultato a contatto». Il signor Celestino dunque non riceverà la rendita di invalidità nemmeno per i tre ictus e l'infarto subiti, in quanto «non possono essere ammesse alle prestazioni assicurative Inail patologie cardiovascolari comuni», come si legge dalla lettera di precisazioni di Bonaccorso.
Nello stesso documento il responsabile sanitario dell'Inail spiega perché le molteplici patologie che affliggono Celestino Pogliaghi non possono essere riconosciute come malattie professionali. «La patologia professionale, per essere riconosciuta come tale, deve possedere caratteri di tipicità, specificità ed inconfondibilità, tali da renderla comunque discriminabile dalla patologia comune». A sfavore del procedimento di assegnazione della pensione d'invalidità ha giocato anche il fatto che alcuni dei settori dove il signor Pogliaghi ha lavorato all'interno della Caffaro sono stati smantellati da tempo, rendendo difficile il reperimento delle informazioni necessarie per accertare la correlazione fra malattia e ambiente di lavoro.
«La valutazione dell'efficienza causale degli agenti patogeni va effettuata in concreto e deve basarsi su criteri di ragionevole certezza, e non su dati di mera possibilità», così viene scritto in lingua scientificoburocratica.
Dati concreti – traducendo – che non sono stati rilevati nella pratica del pensionato bresciano.
Al momento, il signor Pogliaghi si è rivolto ad un avvocato per capire come muoversi in seguito. Il suo caso, attraverso il senatore Ferdinando Rossi, è diventato oggetto di un'interrogazione parlamentare nei confronti del ministero della Sanità e del Lavoro a cui si chiede conto del parere espresso dall'Inail bresciana.

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