Terremoto, 8 palazzi su 10 a rischio a Brescia

La maggior parte delle strutture in città e in provincia sono state costruite prima del 1970, anno delle direttive antisismiche. Ance: togliere burocrazia.

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(red.) Facendo tutti gli scongiuri del caso, se Brescia e provincia dovessero essere colpiti da un terremoto di un certo tenore, 8 edifici su 10, compresi quelli pubblici, sarebbero a rischio stabilità. Questo, perché sono stati costruiti prima del 1970, periodo in cui si è iniziato a parlare di interventi antisismici. L’allarme arriva dal presidente del Collegio Costruttori Tiziano Pavoni che, interpellato dal Corriere della Sera, parla di sopralluoghi tecnici necessari per verificare la stabilità degli edifici.

A questo si deve aggiungere un’altra condizione. Dopo il terremoto del 2004 a Salò, sul lago di Garda, si sono moltiplicate le richieste di preventivi nel bresciano per mettere a posto le proprie strutture. Evidentemente per motivi di vicinanza. Al contrario, non è ancora stato fatto dopo il sisma di Amatrice del 24 agosto e quello del 30 ottobre. In realtà, i progettisti vengono contattati, ma soprattutto per gli interventi di riqualificazione energetica. In pratica, si punta sulle coperture esterne non verificando se la struttura è stabile.

Il motivo riguarda anche il ritorno economico che, nel caso energetico, avrebbe un impatto maggiore. Senza dimenticare la questione burocrazia. Tanto che, secondo il vicepresidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili Giuliano Campana, sentito dal Corsera, chiede che i progetti di intervento vengano approvati massimo in 30 giorni. Intanto, la stessa Ance sta lavorando a una commissione di imprenditori e imprese con cui operare nei paesi colpiti dal sisma del centro Italia. E ci sono anche realtà bresciane.

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