Cristiani: “Non ho preso soldi”

Così l'ex vicepresidente del Consiglio regionale ai giudici del Riesame di Milano. Il suo legale ha chiesto i domiciliari, la difesa di Rotondaro la scarcerazione.

(red.) ”La mia verità è questa, io non ho preso soldi”, con queste parole mercoledì mattina si è rivolto ai giudici del Riesame di Milano Franco Nicoli Cristiani, l’esponente bresciano del Pdl finito in carcere a fine novembre con l’accusa di avere intascato una tangente di 100 mila euro dall’imprenditore Pierluca Locatelli per accelerare autorizzazioni per la cava di Cappella Cantone nel Cremonese, da trasformare in discarica d’amianto.
L’ex presidente del Consiglio regionale lombardo ha assistito all’udienza che si è tenuta in mattinata, durante la quale hanno discusso anche i legali di Pierluca Locatelli e Giuseppe Rotondaro, il responsabile dell’Arpa che secondo l’accusa avrebbe fatto da intermediario.
La difesa di Rotondaro ha chiesto la scarcerazione, in subordine gli arresti domiciliari e sottolineato il fatto che l’Arpa ha sospeso il funzionario i primi di dicembre. L’avvocato di Nicoli Cristiani ha riferito ai giudici di ritenere semmai più appropriati gli arresti domiciliari per il suo assistito.
Accanto al legale, di fronte al collegio che deciderà nei prossimi giorni, era seduto anche l’ex presidente del Consiglio regionale che secondo quanto si apprende avrebbe detto di non avere mai percepiro nessuna mazzetta.

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