Arrestato a Trapani Vito Marino

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    cottarellimarinocugini.jpgIl latitante era ricercato per la strage della famiglia Cottarelli a Urago Mella.


    cottarellicasa.jpg(red.) Arrestato dai carabinieri della compagnia di Trapani il latitante Vito Marino. A suo carico un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte d'assise di appello di Brescia nel 2010 per triplice omicidio volontario aggravato.
    Il 28 agosto 2006 furono uccisi nella villetta di via Zuaboni, a Urago Mella, alla periferia di Brescia, Angelo Cottarelli, di 56 anni, la compagna Marzenna Topor, polaca di 41 anni, e il figlio sedicenne Luca.
    Imputati per l'omicidio sono i cugini Vito e Salvatore Marino che hanno agito, con ferocia, con l'intenzione di infliggere una punizione esemplare: le vittime sono state legate, colpite con tre colpi di pistola calibro 22 e sgozzate con una lama di cucina.
    Vito e Salvatore Marino, già indagati nell'ambito di un'inchiesta su una truffa milionaria all'Unione Europea,indagine che ha coinvolto anche una dirigente di banca, secondo l'accusa uccisero Angelo Cottarelli ed i suoi familiari per dissidi sulla spartizione delle somme truffate all'Ue.
    Cottarelli avrebbe emesso false fatturazioni in favore dei Marino. Ma l'ingranaggio si sarebbe inceppato, tanto da spingere i due cugini, a conclusione di una lite, a sterminare l'intera famiglia.
    Il ricercato era latitante dal 7 giugno 2010 ed è stato catturato dopo che aveva cercato di eludere un controllo di polizia. Vito Marino era in macchina assieme a un suo amico, arrestato con l'accusa di favoreggiamento.
    In auto aveva contromisure elettroniche per rilevare telecamere ed apparati intercettivi. Ora, per il massacro di Brescia il 10 novembre è  fissato il processo davanti ai giudici della corte di Cassazione.
    Un cugino di Vito Marino, Salvatore, anch'egli condannato all'ergastolo per la stessa strage, era stato arrestato dai carabinieri lo scorso 31 dicembre in Spagna.
    Nella  vicenda era stato coinvolto anche un architetto triestino, Dino Grusovin, che però si è sempre dichiarato innocente, affermando di essere stato in via Zuaboni, ma di non avere preso parte al massacro perché legato dai cugini Marino al tavolo della cucina. Assolto nel processo con rito abbreviato, di lui si sono perse le tracce.
    L'ARRESTO Rilevatori di segnali Gps, ma anche localizzatori a distanza di telecamere e microspie ambientali, erano nella disponibilità di Vito Marino, arrestato nel trapanese la scorsa sera dopo quasi un anno di latitanza; le apparecchiature, trovate a bordo dell'autocarro di marca Renault sul quale viaggiava il ricercato, "sono costose e difficili da reperire sul mercato, al punto da far pensare ad un sistema di copertura più grande rispetto a quello di un latitante comune".
    Lo ha sottolineato il colonnello Giovanni Pietro Barbano, comandante provinciale dei carabinieri, illustrando i particolari dell'arresto di Marino, condannato all'ergastolo il 21 giugno dell'anno scorso dalla Corte d'assise d'appello di Brescia per il triplice omicidio. In apertura della conferenza stampa, tenuta giovedì mattina al Comando provinciale dei carabinieri di Trapani, è stata evidenziata l'efficacia dei controlli del territorio realizzati dai militari della stazione di Locogrande, che operano in una zona in cui ricadono la base militare e l'aeroporto civile di Birgi, oltre alla tendopoli di Kinisia che ospita centinaia di tunisini trasferiti nei mesi scorsi da Lampedusa.
    Proprio ad un posto di blocco, in una strada secondaria di contrada Marracco, nelle campagne tra i comuni di Trapani e Paceco, è stata intercettato il mezzo con a bordo il latitante e un suo fiancheggiatore, Giorlando Pugliese di 40 anni, che si trovava alla guida. La repentina inversione di marcia dell'autocarro ha insospettito il maresciallo Andrea Castaldi, comandante della stazione, e il brigadiere Paolo Stuppia, che hanno subito inseguito e raggiunto il veicolo sospetto.
    "Al momento del controllo”, ha raccontato Castaldi, “l'uomo al volante ha fornito la patente e in seguito sono risultati a suo carico precedenti di polizia per reati minori, mentre il passeggero, sprovvisto di documenti, ha dato inizialmente false generalità, indicando il nome di suo fratello Salvatore Marino, che non è ricercato; ma la vera identità è stata accertata facilmente".
    "Vito Marino è stato bloccato mentre si trasferiva dalla zona di Misiliscemi al territorio comunale di Paceco, perché aveva con sè due borsoni pieni di abiti e biancheria”, ha aggiunto il tenente Francesco Donvito, comandante della Compagnia di Trapani, “oltre ai vari apparecchi inibitori delle nuove tecnologie di intercettazione, a dimostrazione del fatto che stesse vivendo la latitanza in maniera cauta e guardinga".

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