Petizione contro le norme antighetto

Più informazioni su

    carmine.jpgOltre 400 le firme raccolte contro il coprifuoco imposto in alcune zone della città.


    kebab1.jpg
    (red.) L’ordinanza antighetto emanata dal comune di Brescia (in via sperimentale e fino a  giugno) non piace né ai commercianti né ai residenti.
    Ne sono la prova le oltre 400 firme raccolte
    nell’appello intitolato “No al coprifuoco, sì all'aggregazione in città”, iniziato quasi in concomitanza con l’entrata in vigore della nuova normativa la quale prevede che, in alcune zone del centro storico (quartiere Carmine) e nel distretto commerciale tra via
    Valsaviore e via Valcamonica, bar, ristoranti e kebaberie debbano chiudere alle 22 mentre phone center, internet point e diverse altre attività alle 20.
    Un provvedimento che ha sollevato le proteste dei commercianti, la maggior parte dei quali stranieri,che hanno lamentato le difficoltà a portare avanti le proprie attività con tali restrizioni di orario.
    “Noi siamo contrari a questo provvedimento, che mette in discussione e a repentaglio la possibilità di sopravvivenza di diverse attività commerciali già colpite dalla crisi”, si legge nell'appello, “e siamo contrari, soprattutto, perché riteniamo che la sicurezza pubblica non si tuteli con l'imposizione di improbabili “coprifuoco”.
    I sottoscrittori della petizione, tra cui ci sono negozianti, residenti e clienti, si dicono sicuri che “la sicurezza collettiva possa essere fortemente incentivata dall'aggregazione e dalla socialità che i luoghi riescono a esprimere. E questo è ancora più vero in un quartiere problematico e complesso come il Carmine”. “Imporre la chiusura alle 22 di bar e ristoranti non fa crescere la sicurezza, serve solo a creare disagio alle attività commerciali e ai residenti. E a creare un clima, questo sì, di insicurezza”, scrivono nell’appello.
    Una prima multa rilevata dalla polizia locale di Brescia per inosservanza dell’ordinanza è stata comminata
    il 10 gennaio a carico di un negozio, una rivendita di frutta e verdura, che non ha rispettato l’ordinanza sindacale di chiusura anticipata e che dovrà pagare 450 euro di sanzione.
    Ma c’è anche chi, di fronte all’eventualità di una salata multa, preferisce correre il rischio e lasciare le serrande aperte oltre l’orario consentito, sperando di non incappare in controlli.
    Nel complesso commerciale S11 di via Valsaviore- via Valcamonica sono due le fornerie, gestite da immigrati interessate al provvedimento, una terza rivendita è posta invece su via Vallecamonica e d è di fatto esclusa dalle prescrizioni della delibera comunale.
    Una situazione contestata vivacemente dai negozi ‘concorrenti’ che lamentano una discriminazione.
    I due “Dolce & Salato” del complesso commerciale sono stati multati nove e cinque volte, secondo quanto raccontato dagli stessi gestori pakistani. Multe da 450 euro che e due fornerie si sono rifiutate di pagare in attesa di vedere cosa accadrà al termine della sperimentazione del provvedimento.
    Già in un’altra occasione i negozianti si erano lamentati della penalizzazione economica subita paventando di dovere chiudere con la conseguente perdita di posti di lavoro per almeno una ventina di persone.

    Più informazioni su

    Commenti

    L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.