Brescia, mistero sulla morte di Manolo

Il certificato di decesso arrivato prima di venerdì 5 alla Corte d'Assise di Brescia non convince. Chiesti nuovi riscontri su Ljubisa Vrbanovic.

Ljubisa Vrbanovic(red.) Si è sicuri che Ljubisa Vrbanovic, autore con il complice Ivica Bairic della strage di Torchiera di Pontevico, nel bresciano, tra il 15 e 16 agosto del 1990, sia morto? Nei giorni precedenti a venerdì 5 febbraio alla Corte d’Assise di Brescia che avrebbe dovuto processarlo è arrivato un certificato medico che proverebbe il decesso dell’uomo. In quella notte di Ferragosto “Manolo”, come era stato soprannominato, divenne protagonista di uno dei delitti più efferati avvenuti in provincia. Aveva raggiunto la villetta della famiglia Viscardi per una rapina che poi era degenerata a colpi di pistola. Vennero trucidati il padrone di casa Giuliano, la moglie Agnese e i figli Luciano e Maria Francesca. Si salvò solo il terzo figlio, Guido, perché dopo il matrimonio non abitava più in quella casa. Pochi mesi dopo quella strage, il complice morì in un conflitto a fuoco con la polizia jugoslava, mentre Vrbanovic venne arrestato in Serbia.
Per lui era scattata una condanna minima in primo grado, poi la pena di morte in appello e infine 40 anni di carcere inflitti dalla giustizia dello Stato estero. In Italia la procura di Brescia aveva avanzato l’interesse di processarlo per il delitto del 1990 tanto che il 14 dicembre del 2015 si era svolta la prima udienza. Ma “Manolo” non aveva partecipato, tanto che nemmeno il legale d’ufficio sapeva dove si trovasse. Neppure dal carcere di Pozarevac, dove si pensava che fosse detenuto, sono giunte notizie. Con l’arrivo del certificato di morte sembra che la vicenda si sia conclusa in modo definitivo e che quindi l’udienza del 6 aprile non si svolgerà. Ma le autorità bresciane hanno chiesto nuovi documenti e riscontri sul decesso dell’omicida.

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