Cartello tondo cemento armato, aziende “assolte“

Le imprese, anche bresciane, secondo l'Antitrust avrebbero definito i prezzi per imporli al settore. Non così per il Tar del Lazio che ha annullato multe.

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(red.) Possono tirare un sospiro di sollievo le aziende siderurgiche bresciane, ma non solo, dopo che il Tar del Lazio ha accolto i loro ricorsi contro le sanzioni per 140 milioni di euro comminate dall’Antitrust per l’accusa di aver fatto cartello nelle quotazioni del tondo da cemento armato. I fatti contestati sarebbero avvenuti dal 1989 al 2000. Già la Corte Europea le aveva assolte dalle prime sanzioni di 51 milioni per motivi di diritto. Secondo l’accusa, le imprese coinvolte avrebbero agito insieme per strategie commerciali e incassare ricavi e miglioramenti nei meandri della concorrenza.

Lo avrebbero fatto attraverso riunioni in Nuovo Campsider e nella Commissione prezzi della Camera di commercio di Brescia su approvvigionamento e offerta. Quindi, secondo l’autorità per la concorrenza e il mercato, per imporre le proprie quotazioni. Ma il Tar del Lazio non ha rilevato il comportamento illecito e perciò annullate le multe. Si parla di 6,3 milioni di euro che erano stati inflitti alla Iro, 30,4 milioni all’Alfa Acciai, 10,8 milioni alla Ferriera Valsabbia, 29,4 alla Feralpi Siderurgica, 43,5 alle Ferriere Nord, 15 milioni alla Riva Acciaio, 119 mila euro alla Stefana e 7 milioni alla Ori Martin.

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