Pakistana morta, fermati il padre, zio e fratello

Tutti e tre indagati dalla procura del Paese per omicidio e sepoltura senza autorizzazione. Disposta l'autopsia e sequestrato il luogo della tumulazione.

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(red.) Svolta nella vicenda della morte della ragazza pakistana Sana Cheema di 25 anni. Il padre Mustafa Ghulam di 56 anni, lo zio Iqbal Mazhar e il fratello Adnan Cheema di 31 anni nel pomeriggio di lunedì 23 aprile sono stati formalmente iscritti nel registro degli indagati da parte della procura generale di Kunjah, in Pakistan, con l’accusa di omicidio e quindi non potranno lasciare il Paese. Nella giornata di martedì 24 è attesa la convalida dei fermi dei tre. E’ un cambio di passo importante, considerando che finora in Pakistan si è sempre pensato che la 25enne cresciuta e frequentando le scuole a Brescia dove aveva aperto anche un’agenzia di pratiche automobilistiche, si era sempre pensato a un malore.

Al contrario, dai connazionali che abitano a Brescia e da più parti, anche tramite la stampa locale, sarebbe emerso come la 25enne sarebbe stata uccisa perché non voleva sposarsi con il ragazzo scelto dalla sua famiglia e dopo che si era innamorata di un altro a Brescia. Le accuse formali per i tre suoi parenti fermati è di omicidio e sepoltura senza autorizzazione. In più, sempre dal Pakistan, la magistratura ha deciso di disporre l’autopsia sul corpo della giovane e di mettere sotto sequestro l’area di Gurjat dove Sana è stata sepolta. Nel frattempo, emerge come il padre della 25enne avesse lasciato la casa di Brescia due settimane prima del 24 aprile e si sarebbe tenuto in contatto con i connazionali negando ogni sua responsabilità nella morte della figlia. La famiglia, tra l’altro, conta anche la madre e una sorella di Sana.

E i tre parenti – il padre, il fratello e uno zio – non sarebbero gli unici indiziati. Infatti, si parla anche di un medico che ha firmato il certificato di morte e un autista che avrebbe trasportato la salma della giovane a Gurjat dove poi è stata sepolta. Quindi, è attesa la nomina di un medico che eseguirà l’autopsia per capire se Sana sia stata uccisa o morta di infarto o comunque altre cause naturali come dal Pakistan è sempre emerso. In ogni caso, nell’indagine aperta dalla procura asiatica è finito anche un certificato sanitario risalente all’11 aprile – una settimana prima rispetto alla morte indicata il 18 aprile – che mostrerebbe come la pakistana si sia presentata in ospedale dopo essere svenuta in strada, pare per pressione bassa.

Di certo la svolta è arrivata dopo che anche il ministero degli Esteri italiano si è attivato. Tanto che in una nota la Farnesina fa sapere che “segue la vicenda e tramite l’ambasciata a Islamabad è impegnata ad acquisire informazioni dalle autorità locali per definire le circostanze del caso e prestare ogni assistenza che dovesse risultare necessaria”. Intanto è emerso che anche la procura di Brescia ha deciso di aprire un’inchiesta, mentre la vicepresidente della Camera Mara Carfagna chiede che i magistrati italiani si muovano. In tutto questo, la solidarietà è arrivata anche dagli studenti del liceo Fabrizio De André che hanno frequentato l’istituto con la ragazza. E come dà notizia il Giornale di Brescia, il blogger, regista e attivista pakistano per i diritti umani Wajahat Abbas Kazmi ha deciso di lanciare gli hashtag #VeritaperSana, #TruthforSana e #GiustiziaPerSana.

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