Bozzoli, perquisita azienda del fratello a Bedizzole

Martedì mattina la Finanza e i carabinieri hanno anche sequestrato pc e cellulari ai figli Alex e Giacomo all'interno della Ifib. Ore per trovare elementi.

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(red.) Quella di martedì 17 aprile è stata una giornata intensa dal punto di vista delle indagini intorno alla scomparsa dell’imprenditore bresciano di Marcheno Mario Bozzoli, ma anche per la morte dell’operaio Giuseppe Ghirardini che sei giorni dopo la misteriosa sparizione del datore di lavoro, venne trovato senza vita a Case di Viso, a Ponte di Legno, avvelenato dal cianuro. Si parla di ore febbrili visto che il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso, avocando le due inchieste, ha tempo fino a giovedì 19 aprile almeno per il caso di Bozzoli. E nel caso in cui dovesse trovare nuovi elementi, potrebbe veder farsi prorogare l’indagine di altri sei mesi.

Martedì mattina è stato il turno degli agenti della Guardia di Finanza e dei carabinieri che hanno raggiunto la fonderia Ifib Srl di Bedizzole, nel bresciano, di proprietà di Adelio, fratello di Mario e dei figli del primo, Giacomo e Alex. Su disposizione della magistratura, tramite Dell’Osso e i sostituti Marco Martani e Silvio Bonfigli, sono stati sequestrati i personal computer e i cellulari di Alex e Giacomo Bozzoli che tra l’altro sono già indagati con gli operai Oscar Maggi e Aboakye per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Ma ci sono anche diversi altri elementi che gli inquirenti stanno valutando e che riguardano la Bozzoli di Marcheno. Per esempio, il fatto che le telecamere presenti intorno al sito produttivo, nelle ore e nei giorni della sparizione dell’imprenditore sarebbero state spostate e mosse verso aree inutili, anche dal punto di vista investigativo.

Poi si stanno vagliando, anche tramite la direzione investigativa antimafia (Dia) alcune operazioni bancarie sospette. Infine, sempre in queste ore, si stanno cercando delle risposte su dove possa essere finito il corpo di Mario Bozzoli, mai trovato. Per oltre due mesi l’esperta anatomopatologa Cristina Cattaneo ha analizzato scarti e scorie dai forni, ma senza risultato. E considerando che sul retro della fonderia scorre il fiume Mella e che nelle ore successive ai fatti due camion siano partiti dall’azienda farebbe anche pensare a un’altra ipotesi rispetto a quella sempre più vagliata che l’imprenditore sia finito in uno dei forni. Su tutto questo la procura generale ha poche ore di tempo per trovare degli elementi pratici.

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