Inail Brescia, dipendenti trattati come pinguini

Lo denuncia la Fp Cgil. Al quinto, settimo e ottavo piano dell'immobile di via Cefalonia, a Brescia, il riscaldamento non funziona da mesi. "Nessuno interviene".

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    (red.) Fp Cgil Brescia, in una nota stampa, ha pesantemente criticato la gestione dell’immobile Inail di via Cefalonia, a Brescia. Il sindacato ha contestato all’ente pubblico il fatto che decine di lavoratori siano al freddo, dato che al quinto, settimo e ottavo piano non funziona il riscaldamento. “Una situazione che dura da mesi. Dipendenti trattati come pinguini”.

    “Succede che un ente come l’INAIL, che dovrebbe garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro, non intervenga nei propri edifici (dove lavorano decine di lavoratori) per ristabilire adeguate condizioni di lavoro”, si legge nel comunicato stampa della Funzione Pubblica della Camera del Lavoro.

    “È quanto accade in via Cefalonia 50 all’INAIL di Brescia dove da mesi i lavoratori dell’ispettorato territoriale del lavoro di Brescia che occupano i piani 5°, 7° 8° del palazzo lamentano il mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento e che pertanto sono costretti a lavorare con piumoni e con stufette elettriche portate da casa. Problemi che tra l’altro si protraggono anche in estate quando purtroppo non funzionano neppure i condizionatori. Non bastasse, a giorni alterni non funziona neppure l’erogazione dell’acqua con tutti gli inconvenienti igienici possibili”.

    Numerose le segnalazioni fatte in tal senso ma tutto tace. “A questo punto ci chiediamo se sia intenzione dei vertici INAIL intervenire tempestivamente, specialmente in questo periodo di gran freddo, o continuare a far finta di nulla e continuare a trattare i lavoratori alla stregua di pinguini. Quanto si chiede non sembrano rivendicazioni esose: fruire dei bagni, riscaldarsi durante l’inverno, e avere dei condizionatori di raffreddamento durante l’estate pensiamo sia il minimo che si possa pretendere, per poter operare serenamente in un ufficio pubblico. Per chi vi lavora e per l’utenza, tra cui diverse donne lavoratrici in stato di gravidanza. Nel denunciare oggi pubblicamente tale stato di cose invitiamo i responsabili a intervenire. In tempi rapidi, se possibile…”.

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